L’Italia dei panni sporchi che si lavano in famiglia

ultra Da Ignazio La Russa in giù quanto è pelosa l’indignazione per qualche banale saluto romano e qualche faccetta nera intonata a Sofia dai neofascisti al seguito della nazionale di calcio.

Hanno fatto a Sofia quello che fanno tutte le domeniche da molti anni da San Siro al Bentegodi, dall’Olimpico di Roma a quello di Torino senza che nessuno o quasi se ne scandalizzi.

Sul fomentare la politicizzazione della curva le destre estreme e meno estreme hanno costruito consenso politico per anni, facendo slittare a destra generazioni di adolescenti. Lo hanno fatto chiudendo gli occhi su teste vuote che tutte le domenica spaccano teste, accoltellano, taglieggiano, istigano all’odio razziale e commettono una quantità di reati regolarmente impuniti.

Hanno sempre alzato le spalle negando che il fenomeno fosse coscientemente politico e si caratterizzasse come di estrema destra, razzista, antisemita, e si sono rifugiati nella pelosità bipartisan del rossi e neri tutti uguali. Poi mescolano le carte e si scandalizzano per l’inno di Mameli fischiato ma sono gli stessi che difesero sempre gli ottantamila teppisti che nel  ’90 insultarono quello argentino all’Olimpico di Roma.

Adesso, che i panni sporchi si lavano appena oltre frontiera, dopo essere stati loro ad infiltrare la curva per vent’anni, si costernano, si indignano, s’ingegnano poi gettano la spugna con gran dignità, perché la verità è che la destra politica connive da sempre con la destra da curva. E vorrei sentire qualche politico dirlo forte e chiaro.

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PS Ho notato di sfuggita (ma onestamente posso sbagliare) che lo spot del Ministero degli Interni contro la violenza negli Stadi (peraltro penoso) mostra solo una tifoseria meridionale, quella catanese, e una conosciuta come di sinistra, quella della Ternana. Né nordici né di destra, che sono il 90%. Sarà un caso…