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Sulla cittadinanza a Mario Balotelli

Mario Barwuah, meglio conosciuto come Mario Balotelli, è un ragazzone di origine ghanese che di professione fa il calciatore nell’Inter di Milano. Ieri, 12 agosto, ha compiuto 18 anni e oggi, con una cerimonia pubblica officiata dal sindaco del paese lombardo dove risiede, che non vedeva l’ora di farcisi fotografare, è diventato cittadino italiano.

Addirittura si vocifera che Balotelli potrebbe saltare tutte le nazionali giovanili ed essere convocato direttamente da Marcello Lippi.

Complimenti al ragazzo al quale auguro uno straordinario futuro, ma ci sono alcune cose importanti da dire.

Nella stessa situazione di Mario si trova Stefano Okaka [1], questa volta della Roma. Okaka e Balotelli sono la punta dell’iceberg di circa mezzo milione di bambini e adolescenti nati in Italia o giunti in Italia in tenerissima età. Non hanno diritto alla cittadinanza e possono restare qui solo per ricongiungimento familiare. Altrimenti aria, anche se in Italia sono nati e tutte le leggi migratorie di paesi come il nostro, ovvero di immigrazione, si basano sullo ius solis, ovvero sul diritto alla cittadinanza per chiunque nasce nel paese.

Se fanno sport sono stranieri e spesso quindi possono allenarsi ma non giocare. Se hanno bisogno di un visto o del passaporto, lo devono chiedere a chissà quale consolato straniero di un paese dove magari non sono mai stati e del quale forse non parlano la lingua, nonostante il loro accento sia umbro, sardo o sannita.

Quelli che non sono così fortunati come Balotelli od Okaka al compimento del 18° anno, dopo aver frequentato magari le nostre scuole per tutta la vita, devono avere un buon motivo per restare: un permesso di soggiorno per studio o lavoro. Altrimenti, per la legge (Bossi-Fini) devono lasciare il paese, non importa per dove, non importa se hanno o meno un paese di provenienza o dei nonni dai quali tornare.

Quello che colpisce i minorenni stranieri, italiani dentro e stranieri sulla pelle, è forse il più stupido e sadomasochista esempio della maniera di come viene trattata l’immigrazione nel nostro paese. Sadico perchè questo mezzo milione di ragazzi sono tenuti in un limbo assurdo, obbligati a pratiche assurde, dimezzati nei diritti, trattati come stranieri e cittadini di serie B nel paese dove sono nati. Masochista perchè il paese investe su di loro, li educa, tutti o quasi frequentano le nostre scuole pubbliche, ma poi non vede l’ora di liberarsene per sedare le foie razziste di Mario Borghezio o Marcello Pera.

Sarebbe bello se i nuovi italiani Mario e Stefano si interessassero dei loro compagni di scuola. Stranieri come fino a ieri erano loro.