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Uruguay: anche il Senato approva il matrimonio omosessuale

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Il Senato di Montevideo con 23 voti a favore e 8 contro ha approvato la legge che legalizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso e relative adozioni. Le coppie potranno scegliere quale cognome il figlio porterà per primo già che nella tradizione dei paesi di lingua spagnola i figli portano entrambi i cognomi dei genitori ma al primo posto viene indicato quello del padre (per esempio il nome completo del Papa è Bergoglio Sivori). Nonostante la contrarietà della poco influente chiesa cattolica (nel paese vige da un secolo una strettissima separazione) hanno votato a favore tutti i partiti in Parlamento, il Frente Amplio, progressista, al governo, e i relatori dei due partiti conservatori, quello Colorado e quello Nazionalista, all’opposizione.

Vari esponenti della Chiesa cattolica si sono rammaricati che nella società uruguayana non sia esistita un’opposizione, né politica né sociale al matrimonio omosessuale. Per il rappresentante del Partito Colorado Ope Pasquet, il voto positivo è fondato nel riconoscimento della “dignità umana” mentre per quello Nazionalista Jorge Larrañaga è una spinta verso la tolleranza per tutta la società. Il suo collega di partito Luís Alberto Heber approvò la legge sostenendo che non può esistere una unica forma di famiglia.

Tuttavia i voti contrari sono venuti da sette parlamentari del partito di Larrañaga e Heber e uno colorado. Tra questi l’ex presidente Lacalle che ha sostenuto che l’omosessualità fosse innaturale rispetto al matrimonio, rintuzzato dalla senatrice frenteamplista che ha sostenuto che l’omosessualità sia storicamente tanto naturale come l’eterosessualità. Nella maggioranza una sola voce in dissenso: quella di Carlos Baráibar, contrario alle adozioni. Per non rompere l’unità del partito ha rinunciato momentaneamente alla carica (cosa permessa  dalla legislazione orientale) e facendosi sostituire dal suo supplente.

Adesso la legge torna alla Camera, che aveva già approvato la legge, per ratificare le modifiche del Senato.