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Nuovo comunicato di Padre Franz Jalics scagiona completamente Jorge Bergoglio

cda094f7df [1]Il sito jesuiten.org [2], che aveva pubblicato già lo scorso 15 marzo una dichiarazione dell’86enne padre Franz Jalics (foto), uno dei due gesuiti sequestrati per cinque mesi in Argentina durante la dittatura civico-militare, e per la denuncia dei quali molti autorevoli osservatori avevano accusato Jorge Bergoglio, ha emesso ieri un secondo e più esaustivo comunicato.

Nel comunicato Jalics, che comunque non appare, afferma per la prima volta chiaramente di scagionare Bergoglio e attribuisce il sequestro alla sua nascita in Ungheria che avrebbe indotto i militari a considerarlo una possibile spia del blocco sovietico. L’anziano religioso afferma di avere a lungo creduto di essere stato vittima di una delazione ma che verso la fine degli anni ’90 si sia convinto che non ci sia stata alcuna delazione, tantomeno dell’attuale pontefice.

COMMENTO: la precisazione di ieri, attribuita a Jalics, era indispensabile. Il primo comunicato [3] era un sostanziale no comment sul ruolo di Bergoglio nell’episodio affiancato dalla notizia della successiva riconciliazione tra i due gesuiti. Solo la volontà dell’ufficio stampa vaticano, con la connivenza dei media mainstream, poteva rappresentarlo come esaustivo. Sotto traccia però la necessità di una parola più chiara da parte dell’anziano religioso era evidente a chi si era preso la responsabilità di comprendere con rigore il caso e bene hanno fatto i gesuiti tedeschi a precisare. Per i media, che avevano finto di non capire la limitatezza di quel no comment, questo secondo comunicato non aggiunge nulla. Loro leggono selettivamente e costruiscono sempre realtà virtuali. Per i critici a oltranza anche questo secondo comunicato non aggiunge nulla: Bergoglio di quel sequestro è colpevole a prescindere.

Tutta questa polemica, a chi scrive, sembra spostare l’asse ad un fatto penale non dimostrabile -assolvendo il Papa- rispetto ad un fatto politico sostanziale al quale lo inchiodano personaggi di straordinario spessore come Adolfo Pérez Esquivel o Estela Carlotto e che lo accusano di non aver mai mosso un dito per il chiarimento e la sanzione delle violazioni di diritti umani.