La cosa più indegna dell’apologia della mazzetta all’estero di Silvio Berlusconi non è la mancanza di etica. C’è di peggio ed è la strumentale ignoranza per il mondo che ci circonda e lo sfondo sostanzialmente razzista con il quale l’italiota B. guarda al resto del mondo dall’alto in basso convinto di saper vivere.
“In Paesi che non sono complete democrazie -dice l’uomo che ha coperto per vent’anni di ridicolo e vergogna l’Italia in politica internazionale- “ci sono altre condizioni che bisogna accettare se si vuole vendere quel prodotto”. Può essere, ma l’uomo del caso Mills dimentica (ma come lui lo dimentica la maggior parte degli italiani) che stando al suo ragionamento il primo paese al mondo a non essere una completa democrazia e dove ci sono altre condizioni che bisogna accettare è proprio l’Italia.
Basta guardare la mappa mondiale elaborata ogni anno da Transparency International per capire fin dal colore che l’Italia non ha nulla a che vedere in merito con l’Europa Occidentale. Italia e India sono pressoché equivalenti per corruzione e stazionano tristemente nel gruppo di coda tra i paesi più industrializzati. L’Italia ha un indice di 42, l’India di 36. Per capire quanto è insignificante la differenza di corruzione tra Italia e India basta ricordare che Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda, le democrazie più serie al mondo, hanno un indice di 90, la Germania 79, gli USA 73, l’Uruguay, ventesimo, è a 72. La Francia, penultimo paese del G7 per trasparenza, è solo un punto sotto, con 71 punti. Solo l’Italia, tra le principali economi industrializzate si perde nei bassifondi.
Ovvero per trasparenza e legalità non solo siamo noi ad essere la democrazia “non completa” nella quale ci sono altre condizioni da accettare, ma decine di paesi ai quali gli italiani sono abituati a guardare dall’alto in basso stanno molto meglio di noi. Rispetto a noi paesi come il Costarica, Cipro o il Botswana sono lontani anni luce. Anche paesi che i media italiani sogliono disprezzare come Cuba, Capo Verde o la Georgia stanno molto meglio di noi che ce la battiamo, proprio con l’India, nel gruppo dei pariah, quegli stati caotici che si giocano svariati punti di PIL l’anno in omaggio all’abolizione del falso in bilancio ed altri favori ad una classe dirigente indegna e che finiscono impigliati nelle mani di politici corrotti e amministratori ladri. Chi sarà che ha fatto di tutto per evitare che norme più severe sulla corruzione fossero approvate nell’ultimo scorcio di legislatura?
Ben venga un questurino guardasigilli. Ne abbiamo bisogno come il pane.