Vittoria mutilata? Più maniere -non tutte negative- per complicare la vita a Bersani

Nelle prossime due settimane “Orecchio a terra” Bersani farà di tutto per vincere ma non stravincere. Non sarebbe di classe vincere a mani basse, sconvolgere le certezze dei lombardi come un Pisapia qualsiasi, dare scacco al malaffare siciliano e lasciare solo all’irrecuperabile Veneto il ruolo di buco nero della democrazia sempre nelle mani di ladri e razzisti in camicie in fantasia azzurro-verde. Ma c’è modo e modo anche per una «vittoria mutilata».

Sbaglierà di tutto -certo non volontariamente e aiutato dai media e da quinte colonne interne al PD- “orecchio a terra” per non avere la maggioranza al Senato e quindi non avere l’opportunità di prendersi tutte le responsabilità di tirar fuori l’Italia dalla doppia crisi del berlusconismo e del neoliberismo reale nella quale affonda.

E però, e però… c’è anche modo e modo di vincere e non stravincere. Sia come sia, a meno di cataclismi che esporrebbero l’Italia al definitivo ludibrio mondiale riconsegnandoci al Re di Bunga Bunga, l’Italia giusta andrà in Senato da una maggioranza risicata (una favola per il povero Prodi) di 6-7 seggi a una maggioranza mancata per una decina di seggi, dovuta all’infamia del Porcellum. Una situazione che comunque impone di ragionare su come rafforzare la maggioranza. Ma siamo sicuri che sarà il Senato a decidere tutto? Saranno invece altri segnali che gli elettori possono dare o meno a riaprire la partita.

Proviamo ad elencare per punti alcuni discrimini che possono cambiare il senso dell’ennesima “vittoria mutilata” che incombe sul centro-sinistra. Evitiamo per chiarezza di mettere troppi numeri o citare sondaggi. Il lettore informato li conosce bene.

1) Una cosa è se la coalizione montiana arriva terza e ben altra se arrivasse quarta dopo lo tsunami grillino. Se ne dimostrerebbe l’inconsistenza nel paese anche rispetto alla protesta del M5S. L’establishment, la classe dirigente più elitaria che per anni è andata a letto col consuocero di Moubarak è saltato sul carro del cognato di Angela Merkel. Ma che succede se la garanzia dei mercati nel segreto dell’urna sarà soronamente battuta dalla rabbia post-politica dell’Uomo Qualunque reloaded. Qualcosa dovrà ispirarti se metti l'”orecchio a terra”, Pierluigi. Soprattutto se Beppe Grillo avesse più senatori di Mario Monti sarebbe evidente che con quella trentina di anonimi bisognerà parlare, non foss’altro per ridurre il potere contrattuale della nobiltà di sangue rispetto al terzo stato.

2) Una cosa è se SEL avvizzisce vittima della propria difficoltosa identità fino a finire anonima nel gruppone sotto il 4% e un’altra è se vince bene l’Europa League lasciandosi alle spalle o competendo bene con gli altri “partiti spalla”, in particolare l’UDC e la Lega Nord. Hanno voglia a fare la voce grossa UDC e FLI se Casini prende i voti dei repubblicani di La Malfa e Fini quelli di Vizzini. Quindi non solo SEL non si potrà mollare ma sarebbe quest’ultima a poter infine dire la propria per una politica di riduzione del danno.

3) Una cosa è se gl’ingroiani s’arenano su numeri da Arcobaleno e ben altra se si conquistano quel bel diritto di tribuna rappresentato dal 4%, con o senza la ciliegina di qualche senatore. Si dimostrebbe, se non altro, che non è vero che cinque anni sono passati invano. In Italia è ancora lungi dall’esserci una Syriza o la quasi egemonia culturale della sinistra che troviamo in vari paesi dell’America latina ma, per una volta, ci sarebbe un chiaro segnale per chi lo vuol cogliere. Cinque anni fa, quando IdV aveva tutt’altra collocazione, l’unica operazione riuscita a Wolter fu quella di annichilire tutto quello che si muoveva alla sinistra del PD. Oggi ci aspettiamo che SEL e RC, pur in coalizioni diverse, valgano sommate non tanto meno dell’ipersponsorizzato professore varesino. Anche se i seggi di RC saranno probabilmente ininfluenti per gli equilibri di maggioranza, il loro valore politico sarà per nulla banale. E, ci potete scommettere, il ritrovato valore della sinistra a sinistra del PD sarà un dato che gli opinionisti dei media monopolisti occulteranno religiosamente.

Insomma, per chi vede già segnato il cammino verso un governo Monti-Bersani dove tutta l’egemonia, politico-culturale-economica è a favore del primo, il cammino è ancora irto di ostacoli. Certo, potrebbe andare anche tutto al rovescio: Monti dare un colpo di reni e far meglio di Grillo con Fini e Casini che riescono a non sfigurare, Vendola che invece raggiunge un risultato mediocre e Ingroia che, vittima del voto utile oltre che delle sue debolezze, si ferma sotto il quorum. Lo vedremo ma se il PD (che piaccia o no è il vero centro della politica italiana) avrà la maggioranza alla Camera e se vorrà far davvero politica, potrà scoprire di avere più carte da giocare e più cammini aperti rispetto a quanto apparrebbe segnato.