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Hugo Chávez: ma non doveva essere già morto?

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Milioni di venezuelani, la “marea rossa”, hanno accompagnato un emozionatissimo Hugo Chávez a presentare la sua candidatura alle elezioni del prossimo sette ottobre, rispondendo alla manifestazione del giorno anteriore dell’opposizione che aveva accompagnato il candidato delle destre Henrique Capriles.

In tuta sportiva con i colori nazionali e basco rosso, il presidente bolivariano si è mostrato per ore in buona salute, con un discorso tradizionale durato quasi tre ore, lontano dai toni trionfalistici, invitando a conquistare voto a voto soprattutto convincendo le classi medie, ma smentendo in maniera netta le speculazioni dei media dell’opposizione, soprattutto internazionale, che lo davano ormai in sedia a rotelle o addirittura già morto all’Avana. Non è così e Chávez, a un anno esatto dalla prima operazione per il cancro che l’ha colpito, ha ancora ottimismo e sufficiente salute per guardare ad un futuro che va ben oltre il sette ottobre dove è dato favorito in tutti i sondaggi.

Tra i temi affrontati nel lungo discorso, oltre che quelli elettorali venezuelani, per i quali il socialismo è la forma per garantire l’indipendenza nazionale, vi è la traccia di un progetto di futuro e di una visione di mondo alternativo, un altro mondo possibile rispetto al fallimento strutturale del modello neoliberale. Per Hugo Chávez, che guarda con sempre più chiarezza all’unità latinoamericana, il socialismo del XXI secolo è l’unica forma che può garantire la salvezza del pianeta attraverso la creazione di un mondo multicentrico e multipolare. In questo contesto, per il presidente, il Venezuela e la nascente America latina unita agiranno come potenza morale per permettere la preservazione dell’ambiente, della vita e delle risorse naturali del pianeta come strumento per la sovranità dei popoli.