Parole come pietre: “Ha 24 anni ed è slavo”

biancaberlinguerBianca Berlinguer (e mille altri peggio di lei): “Ha 24 anni ed è slavo”.

Così ha introdotto nel TG3, il telegiornale italiano più politicamente corretto, la notizia sull’arresto del criminale che ha assassinato a Milano a bordo di un SUV un vigile urbano. Non c’è nulla da fare: oggi in qualunque media la cosa più importante per una notizia di cronaca nera è la nazionalità (quella degli avi, il passaporto invece non conta), del presunto autore del crimine.

Se tutto il resto non conta, il contesto, i motivi (anche se in questo caso l’abiezione è tale da non esserci perdono possibile) l’unica cosa alla quale serve la notizia è a riaffermare un pregiudizio, un cliché, uno stereotipo che può uccidere come e più di un SUV lanciato a folle velocità. Oramai i pregiudizi sono tali che vengono rinforzati anche quando sono smentiti dai fatti (come l’illusionista Brachetti che derubato due giorni fa a Lugano tira in causa Napoli).

Cosa importa, cosa aggiunge alla notizia, se non la cattiva intenzione del dare in pasto al pubblico il pregiudizio che vuole ascoltare, il dire da dove proviene il presunto criminale? Banchiere ebreo, romeno stupratore, albanese rapinatore, siciliano mafioso, musulmano terrorista… le parole sono pietre e contribuiscono a costruire i muri.