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Black Bloc e disinformazione su Repubblica: in Grecia, fino a prova contraria, ci si va a mare

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È importante anche se fa sorridere per non piangere il pezzo su Repubblica [2] di oggi firmato addirittura da Carlo Bonini che intervista un presunto Black Bloc addestrato in Grecia. L’intervistato è del tutto anonimo ma viene trattato come se fosse la bocca della verità, credibile a prescindere. Ciò senza uno straccio di fonte a sostenere la veridicità della testimonianza. Non che le fonti anonime non siano giornalisticamente utile, ma in un contesto nel quale ci siano dei riscontri. Nell’articolo di Bonini e Foschini non c’è nulla passando attraverso espressioni dimenticabili come “Sabato le sue mani hanno devastato Roma” e millantando l’esistenza di 800 falangisti pronti a tutto, un piccolo esercito. In pratica letteratura, non giornalismo.

Nel pezzo il lanzichenecco in questione afferma, tutto virgolettato, mica cotica, il massimo della dignità giornalistica, che tutti sapevano tutto. Una chiamata di correo mica da ridere, tutto il movimento, tutto il corteo, la polizia, tutti. Un po’come se a Genova i black bloc avessero sostenuto di essere d’accordo con la Rete Lilliput. Alla fin fine tutti colpevoli nessun colpevole, ma anche, alla bisogna, tutti complici dei violenti, ch’è quel che sfugge alla penna di Bonini e all’anonimo F., ma potrebbe essere anche B. o R. o S. o X, come si usa in questi casi.

L’uomo nero butta lì almeno un paio di bombe: la prima è che ci siamo addestrati per un anno in Grecia. Ecc’allà, l’internazionale del terrore (terrore nero, ma in realtà terrore rosso), almeno facci vedere il biglietto del traghetto Brindisi-Ikumenitsa-Patrasso, (passaggio ponte, so’precisi, no low cost flight) qualcosa… No, ci beviamo tutto, va giù che è una bellezza l’idea dei campi d’addestramento sotto il Partenone o in qualche spiaggia dell’Egeo. Una  volta i terroristi, quelli seri, andavano in Libano ad addestrarsi dai palestinesi. Quelli accorsati si spingevano in Cecoslovacchia… Questi vanno in Grecia a seguire corsi di “lancio del sampietrino”. Fino a prova contraria letteratura, non giornalismo.

Sulla dinamica degli scontri poca roba, ma sempre venduta con una saccenza rivoluzionaria degna di miglior causa che il rogo di qualche auto e il lancio di sampietrini. Usa il termine “falange” il nero F., l’avranno imparato ad Atene, ma sembra strano che un termine che nella storia è stato soprattutto di “destra” venga riciclato a “sinistra”. Sembra ce ne fossero addirittura due di Falangi a Roma sabato, una di 500 e un’altra di 300, perfettamente organizzate e dirette. Anche qui, fino a prova contraria, numeri a caso, letti e sommati in giro, ma rappresentati come se davvero ci fossero le evidenze di un’organizzazione in grado di mobilitare così tante persone e coordinarle in atti di guerriglia urbana.

Se davvero ci fossero 800 persone con addestramento paramilitare –come millanta Repubblica- saremmo alla vigilia di una guerra civile. Repubblica però fa la sua scelta precisa. Non servono indagini sociologiche sul disagio, la rabbia, la violenza. Ci troviamo di nuovo di fronte all’attacco al cuore dello Stato e il movimento o isola i violenti (che tutti conoscerebbero) o è complice. Dove l’ho già sentita? Ripeto, fino a prova contraria, letteratura, non giornalismo, ma sappiamo dove i monopoli dell’informazione vogliono andare a parare.