I Radicali e la fiducia a Silvio Berlusconi

Si schermiscono i Radicali. Dicono di non essere stati decisivi nel salvataggio del satrapo lombardo col voto di fiducia di oggi e qualcuno come Dario Franceschini gli fa ancora sponda. Hanno tirato il sasso e adesso nascondono la mano.
Sembrano gli zapatisti con Andrés Manuel López Obrador nelle elezioni messicane del 2006 quando prima invitarono a non votare e poi disperatamente -dopo l’elezione dell’oramai genocida Felipe Calderón- iniziarono a sostenere che il loro appello all’astensione non fosse stato decisivo.
Se davvero la pattuglia radicale non voleva differenziarsi dal resto dell’opposizione, se davvero fossero stati lì per far cadere Berlusconi, come è preciso dovere di un parlamentare dell’opposizione, avrebbero concordato la strategia con PD, IDV e Terzo polo e sarebbero entrati alla seconda chiama come tutti. Ed è pietosa, squallidissima la giustificazione ufficiale per la quale il PD vorrebbe far cadere Berlusconi per salvare la partitocrazia. Loro intanto -che in parlamento stanno- ci obbligano a tenerci con la partitocrazia anche Berlusconi.
Resta un’addenda a futura memoria per l’ultimo tradimento radicale: chi ha candidato gli ultraliberali radicali che nulla hanno a che vedere con la sinistra, ha candidato la fondamentalista cattolica Binetti, ha candidato il destrissimo padrone anti-operaio Calearo, il rottame della peggior vecchia politica Villari?
La risposta la sanno anche i sassi: Walter Veltroni con la cupola del Partito Democratico. Lui e altre scorie come lui e Massimo D’Alema, vogliono fare le liste del centro-sinistra anche al prossimo giro, magari riaccordandosi con i radicali per l’ennesima volta e compiacendo la CEI o Confindustria offrendo seggi sicuri ad altri teocon o neoliberali. Così di nuovo, indipendentemente dal risultato delle elezioni, loro avrebbero già vinto.
Abbiamo il nemico in casa, che si chiami Berlusconi, Bossi, Scilipoti, Pannella o Veltroni. Tutti insieme stanno svuotando la nostra democrazia. Domani è 15 ottobre, indignamoci tutti.