Paola Caridi: l’untore, la paura, gli sciacalli… e il cattivo giornalismo

Sui fatti di Oslo propongo questo pezzo magistrale, assolutamente magistrale, di Paola Caridi (gc)

Oslo precipita nel dolore. Utoya anche. E il giornalismo internazionale, non solo quello italiano, scrive una delle pagine più buie della sua storia contemporanea. In barba agli oltre novanta morti, ai ragazzi, agli adolescenti uccisi. Da chi? Forse da un uomo, norvegese, alto biondo e occhi azzurri, di estrema destra, fondamentalista cristiano, individuato già la scorsa notte.

Forse. Perché l’uomo – di cui comunque sono state fornite generalità e foto – è sotto interrogatorio da parte delle autorità norvegesi. Non sono invece sotto interrogatorio i musulmani, gli immigrati,  tutti coloro che – in massa – erano già stati unti dalla colpa ieri pomeriggio, appena le agenzie hanno battuto la notizia dell’attentato a Oslo. Ho ascoltato Enrico Mentana, ieri sera, con le mie orecchie, ricostruire l’orrore di Oslo e parlare di un solo possibile colpevole. Il terrorismo islamico, i radicali, quelli che avevano protestato per le vignette contro Maometto. Tutto già definito, storia e colpevoli. Paura e untori.

E se ora il terrorismo islamico (mah…islamico) non sembra entrarci nulla, allora anche la parola terrorismo viene con sveltezza sfilata via dagli articoli online, dalle edizioni straordinarie dei tg, dai titoli rifatti in tutta fretta questa notte da alcuni quotidiani nazionali. O è terrorismo islamico, oppure non è terrorismo. Solo un pazzo. Di destra, sì, ma un pazzo isolato. Così come succede con gli omicidi di donne, mogli, ex mogli, ex conviventi, figlie. Se a commettere l’omicidio è un musulmano, allora è un retaggio antico, è delitto d’onore, è antimodernità. Se è italiano, è solo un pazzo, senza alcun retaggio…

Sono discorsi vecchi, triti e ritriti, discorsi che hanno però nutrito Anders Behring Breivik, il presunto autore delle stragi di Oslo e Utoya. Discorsi che nutrono le paure di un’Europa ormai senza schiena. Discorsi che continuano a comparire su quotidiani a tiratura nazionale, senza che nessuno – di coloro che hanno messo la loro firma sotto colate di odio – si senta responsabile non solo di quello che scrive, ma neanche di quello che alimenta. Cibo per la paura. Cibo per innescare autobombe e fucili mitragliatori. Tanto, se il colpevole è un uomo di trent’anni ultranazionalista e fondamentalista cristiano, il problema non sussiste. E’ solo un pazzo isolato.

E’ ora che si ritorni a fare giornalismo serio, di quel giornalismo che rispetta prima di tutto i fatti e i lettori. E spero che qualcuno si vergogni.

La foto è tratta da un sito d’informazione norvegese. E’ interessante leggere (con Google traduttore) i commenti dei lettori, in cui la questione dell”untore’ torna centrale. Anche a Oslo. In Italia, invece, è come se nulla fosse successo…