Hugo Chávez: voglia di coccodrillo

E’ difficile conoscere le reali condizioni di Hugo Chávez (per alcuni il demonio Chávez della foto), perché c’è un riserbo (chiamiamola pure reticenza), molto vicini al segreto di Stato all’interno del governo venezuelano e di quello cubano. Il silenzio assoluto da parte di un media come Telesur è stato in questi giorni scandaloso e preoccupante innanzitutto per i militanti e gli amici del movimento bolivariano.

Le dichiarazioni (di questa mattina caraqueña) del Ministro degli Esteri venezuelano Nicolás Maduro inducono alla gran preoccupazione. In mancanza di un bollettino medico possiamo dedurre dalle dichiarazioni di un politico che il presidente Chávez, che appariva in buona forma nelle foto diffuse una settimana fa, lotterebbe per la vita. Va da sé che per il campo integrazionista latinoamericano, ancora in lutto per la morte di Néstor Kirchner, l’eventuale scomparsa o grave debilitazione del presidente venezuelano, sarebbe un colpo difficile.

E’ squallido, e a volte giornalisticamente ignobile, la trasparente voglia dei media internazionali di celebrare la malattia e possibilmente la morte del nemico bolivariano. E’ risibile il basarsi di questi media su informative della CIA pubblicate dal Miami Herald. Millanta volte tanto la CIA come il Miami Herald hanno fabbricato e venduto notizie false e hanno venduto la pelle dell’orso Fidel Castro senza averlo ancora ucciso. Per decenni gli hanno attribuito ogni malattia possibile senza mai dire la verità, ovvero mentendo sempre e usando la malattia (vero Omero Ciai?) come un’arma per irridere e combattere l’avversario politico. Anche questa volta quindi il minuetto del mainstream del considerare credibile la CIA come fonte in questioni latinoamericane è particolarmente volgare e disinformante.

E’ dunque una sguaiata voglia di coccodrillo quella che sta assalendo in queste ore molti nel mainstream. Si è distinto in peggio perfino il TG3 RAI che, con la firma di Vito Maria Accardo, ha confezionato alle 14.20 un servizio irridente, insultante, carico di menzogne e che celebrava, quasi festeggiava, la possibilità di un’imminente morte di Chávez. Come un Montaner o un Naím qualsiasi. Tanto era impresentabile il servizio di Accardo che, nella versione delle 19.00, le cose peggiori (è perfino sparita la parola “dittatore”) sono state elise e non è stato sicuramente un caso.

Purtroppo il senso generale, il tono irridente, il colonialismo mentale, la confusione tra commento e notizia, indegna di una testata seria, il pregiudizio del giornalista contro l’integrazione latinoamericana, sono rimasti anche nella versione edulcorata. Inoltre alle 19.00 si sapeva da almeno un’ora delle dichiarazioni di Maduro su Chávez che lotta per la vita. Accardo però preferisce non far parola dell’unica fonte interna al governo bolivariano a testimoniare un’estetica del disprezzo e del razzismo verso il negraccio dell’Orinoco contro il quale tutto vale.

“Viva il cancro” sembra dire Accardo, come i gorilla argentini per la malattia di Eva Perón. L’odio dunque, più che il dovere d’informare. Del resto questo, oramai, in Italia (e non solo) è un optional.