Referendum: non sparate sul Renzi per quel ‘no’ sull’acqua

renziCi sono due motivi, uno tattico e uno strategico, per criticare ma non sparare sul sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ha dichiarato sulla propria pagina Facebook che voterà tre ‘sì’ e un ‘no’ su uno dei due quesiti per l’acqua, scatenando un fiume di oltre 300 commenti, quasi tutti negativi, alcuni durissimi.

Il motivo tattico è presto detto: ogni posizione complessa, ogni posizione non omologata ai “quattro sì”, si trascina dietro altre posizioni complesse, di per sé tentate dall’astensione quanto più il referendum viene trasformato nella “questione di vita o di morte” evocata da Adriano Celentano. L’arma degli antireferendari, l’astensione, prospera con l’omologazione oltre che con la censura mediatica, anche sui quattro sì, ma si spunta intorno al dibattito. Le posizioni complesse, alcuni sì, alcuni no (perfino quattro), il rifiuto di alcune schede, favorendo il dibattito, favoriscono oggettivamente il raggiungimento del quorum. Ciò vale per il dibattito che ognuno di noi ha con chiunque ci capiti a tiro. Meglio quattro ‘no’ che un astenuto.

Ancor di più: il dibattito è anche il motivo strategico del perché non è bene criticare Renzi (almeno politicamente, ma ribattere solo sul merito alle sue posizioni). E’ un dibattito, quello sui beni comuni, che per le masse è stato completamente assente negli ultimi decenni, confinato ad ambienti di “liberi pensatori” e movimenti sociali ma disdegnato dalla politica, dalla sinistra neoliberale come da una parte di quella marxista. Quello sui beni comuni è un dibattito, cruciale, che non si chiude ma appena comincia ad aprirsi col Referendum, qual che ne sia il risultato.

E’ un dibattito, e chiudo, che ha sullo sfondo il tabù del mettere in dubbio il nostro modello di sviluppo, basato sulla privatizzazione di tutto e sull’assioma che la crescita sia sempre buona, anche quando fa morti e feriti. E’ una questione che non sfiora minimamente Renzi e marginalmente il suo partito, come dimostra la conversione tattica del Partito Democratico al ‘sì’ di questi giorni. Ma se il centro-sinistra in gran parte non è pronto a discutere di un nuovo modello di sviluppo, che avrà necessariamente al centro le energie rinnovabili e i beni comuni, piuttosto che i profitti della finanza fare il Quorum, sarà una spinta straordinaria per renderne ineludibile il discuterne.