Roberto Lassini, il prestanome

Roberto Lassini, colui che è stato indicato come l’autore dei manifesti “Via le Brigate Rosse dalle procure” a Milano dice candidamente, all’interno di molti ritorcimenti, almeno due cose interessanti. La prima è che lui ci ha messo solo la faccia, quindi sta coprendo altri e che di conseguenza, se [tali altri] lo obbligheranno a rinunciare allo strapuntino del posto di consigliere comunale di Milano per il PdL, si arrabbierà di brutto minacciando di fare nomi e cognomi di chi realmente ha voluto quei manifesti.

La seconda cosa che Lassini dice è che se pure ammette che quella frase sia “un po’ forte” e senza alcun senso non capisce quale sia il problema perché in Italia c’è la libertà d’espressione. Qui il prestanome tocca il punto nevralgico della nostra storia. Se la libertà d’espressione è un bene inestimabile questa non può comportare la perdita di un altro bene inestimabile quale poter discernere il vero dal falso.

Ci si sente un po’ vecchi tromboni a denunciare questa trasformazione della libertà d’espressione in diritto alla menzogna, questa equivalenza tra vero e falso nella quale le parole, le idee, la realtà stessa finiscono per perdere senso. Se la punta dell’iceberg è un parlamento che ha votato che Ruby è davvero la nipote di Mubarak e una tivù dove finte terremotate aquilane raccontano che tutto vada bene sono tutte le nostre relazioni sociali a decadere. Uno studente ignorante può accusare il professore di avergli perso una tesi mai scritta, un condomino moroso può insinuare che l’amministratore sia disonesto solo per non pagare quanto deve e mille altre esperienze che ognuno di noi ha fatto.

Era il 1934 quando Enrique Santos Discepolo cantava: “Oggi è lo stesso essere giusti che traditori, Ignorante, saggio, ladro, generoso o truffatore”. E proprio da un tango, proprio da Cambalache, sembra uscito il nostro Lassini che tenta di capitalizzare piccoli vantaggi al prezzo di quello che una volta sarebbe stata la perdita di qualunque onorabilità… El que no llora no mama, y el que no afana es un gil!