Giuliano Bignasca e il ricatto della Lega del Canton Ticino

Giuliano Bignasca (foto), quel laido signore ogni tanto invitato da Gad Lerner che ritiene sia indispensabile metterci a parte del suo raffinato pensiero, è il capo della Lega del Canton Ticino che ha appena trionfato nelle elezioni di quelle ridenti vallate alpine al grido di “italiani fuori dalle palle”.

Gli italiani che la Lega ticinese vuol cacciare sono quelle migliaia di lavoratori frontalieri, comaschi o varesini in genere, che tutti i giorni vanno a fare lavori più o meno qualificati in Svizzera. Ciò dispiace un po’ al padre nobile di Bignasca, Umberto Bossi, perché molti di quei 13.000 frontalieri (migranti pendolari) sono convinti leghisti.

Essendo però Bignasca un tipo che guarda al concreto, al soldo, spiega bene quello che vuole: “Nelle banche del Canton Ticino ci sono almeno 20 miliardi di Euro portati dall’Italia, tutti in nero. Noi ci teniamo i vostri frontalieri e voi non ci rompete le scatole sul segreto bancario”. Anche in Svizzera la Lega dice pane al pane e ammette candidamente di usare 13.000 lavoratori italiani come ostaggi per permettere ai nostri criminali (evasori, mafiosi, corrotti), dei quali è complice, di godere del malloppo.

Io sarei sempre per dichiarare guerra alla Svizzera.