Daniele Mastrogiacomo e il PPK

Chissà che partito è il PPK che, secondo Daniele Mastrogiacomo di Repubblica, inviato a Lima per il primo turno delle presidenziali, sarebbe il partito di Pedro Pablo Kuczynski il primo degli esclusi dal ballottaggio in Perù.

Non è un refuso perché lo riscrive varie volte nel pezzo: “Pedro Pablo Kuczynski del Ppk (21,9 %)”, “invitava a votare per il Ppk”, “ha dato il suo appoggio al Ppk di Kuszynski”, addirittura parla del “quartiere generale del Ppk” dove evidentemente Mastrogiacomo non è mai andato.

Il PPK infatti non esiste e PPK è semplicemente la sigla di Pedro Pablo Kuczynski, detto anche “el gringo” e il suo comitato elettorale (partito è una parola grossa) si chiama “Alianza por el Gran Cambio” un nome insulso come tutti gli altri, da “Gana Perú” di Ollanta Humala a “Fuerza 2011” di Keiko Fujimori a “Perú Posible” di Alejandro Toledo. Troppo difficile per Daniele Mastrogiacomo.

L’essere informato sul fatto che PPK non sia un partito ma un nome esula evidentemente dalle competenze dell’inviato di Repubblica che, nei suoi articoli latinoamericani, brilla per approssimazione, ignoranza e tendenziosità. Quella sul PPK (avrà confuso il Perù con il Kurdistan?) non è l’unica perla del pezzo di Mastrogiacomo ma non vale la pena usar troppo la penna rossa per un compitino da quattro meno meno imbottito di luoghi comuni per i quali non era certo necessario mandare un inviato a Lima.

Solo uno per tutti: il Brasile appoggerebbe Ollanta Humala, tra l’altro, perché avrebbe “persa l’Argentina che si cuoce nel brodo di un’economia in affanno”. A parte l’assoluto non senso di quel “persa l’Argentina” (che vuol dire Mastrogiacomo “persa l’Argentina”? Stai giocando a Risiko?) se una crescita economica dell’8% (addirittura 9.1% secondo i dati ufficiali) può essere liquidato impunemente come “economia in affanno” semplicemente perché i referenti latinoamericani di Mastrogiacomo e di chi lo paga, ovvero il Grupo Clarín, vedono come il fumo negli occhi Cristina Fernández de Kirchner, i lettori di Repubblica come possono capire il senso della disinformazione antilatinoamericana che da anni denunciamo?