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Tradate, bonus bebè solo agli italiani: “per conservare la cultura europea”

razzisti [1]

Inizia con questo articolo una collaborazione importante con Redattore Sociale [2]. Grazie al direttore Stefano Trasatti (gc).

La memoria difensiva del comune varesino nell’appello contro la sentenza che ha dichiarato discriminatoria la sua misura, concessa solo ai minori con entrambi i genitori italiani.

“E’ solo un incentivo contrastare calo demografico e invecchiamento”.

MILANO – Il bonus bebé solo ai figli di italiani è un "segnale di incoraggiamento al futuro della cultura europea": per il comune di Tradate, in provincia di Varese, l’assegno di 500 euro ai nuovi nati, purché papà e mamma siano entrambi italiani, serve a contrastare "il forte tasso di calo demografico e l’invecchiamento" della popolazione autoctona. Il rischio è che l’homo europeus scompaia: "Lo spartiacque potrebbe addirittura essere superato nel 2015 quando i morti supereranno i neonati. Del tutto ovvio che alla morte dei popoli si accompagna, ineludibilmente, la morte delle rispettive culture". Sono queste le parole contenute nella memoria difensiva che i legali del comune hanno presentato al Tribunale di Milano per il ricorso in appello contro la sentenza del 26 luglio scorso (vedi lancio di Redattore Sociale), in cui la decisione della giunta leghista veniva bocciata perché "discriminatoria" nei confronti non solo di chi è figli di stranieri, ma anche di chi ha uno solo dei due genitori italiano e pertanto ha comunque la cittadinanza. L’udienza del ricorso è fissata per l’8 settembre 2010.

La storia del bonus bebé a Tradate inizia nel 2007, quando il Consiglio comunale decide di offrire un contributo di 500 euro ai nuovi nati di ogni anno, con la consegna dell’assegno ai genitori in occasione della Festa del bambino. Un contributo, però, che taglia fuori chi non ha entrambi i genitori italiani. Secondo l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, l’associazione Avvocati per niente e la cooperativa Farsi Prossimo, si tratta di una delibera che discrimina, che riserva un trattamento diverso solo sulla base dell’etnia e della nazionalità. Si rivolgono pertanto al Tribunale di Milano, che dà loro ragione.
Il comune di Tradate non si è arreso, però. Il Consiglio comunale ha innanzitutto sospeso, durante l’assemblea del 29 luglio, il bonus bebé. E ha presentato il ricorso, in cui sostiene che il bonus bebé non è un "intervento rientrante fra i servizi sociali assistenziali di natura obbligatoria, ma appartiene alla categoria degli ‘incentivi’ collocata in ambito concettuale e giuridico tutt’affatto diverso ed altro rispetto ai servizi sociali obbligatori". In altri termini, il bonus non è un servizio che il comune deve fornire, se decide di farlo può darlo a chi crede meglio, in questo caso solo alle famiglie italiane per contrastare il calo demografico a fronte di un aumento della popolazione straniera.

Per gli avvocati della cooperativa Farsi Prossimo, le ragioni contenute nel ricorso dimostrano invece il contenuto discriminatorio del bonus bebé: "Secondo il comune la tutela di detta cultura avviene non attraverso la diffusione delle idee – si legge nella memoria presentata dagli avvocati della cooperativa Farsi Prossimo-, bensì (anche) orientando le nascite dei soggetti che si presumono culturalmente più affini, in una competizione ‘quantitativa’ con il gruppo culturale avverso: la nascita e il generare viene dunque piegato alla conservazione del gruppo culturale (della etnia, dunque), secondo un procedimento logico che, sia pure nel piccolo e nel ridicolo (ma dramma e farsa sono spesso contigui) è del tutto analogo a quello che ha animato i conflitti etnici del secolo scorso. Non sfuggirà dunque al Collegio (giudicante, ndr) la gravità di simili affermazioni e la loro assoluta incompatibilità con il nostro ordinamento (e con tutta ….la cultura giuridica occidentale)". (dp)

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