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Ciudad Juárez affonda e Felipe Calderón simula di voler agire

CIUDAD JUÁREZ – Per la prima volta il massacro di 15 studenti il 31 gennaio ha costretto il governo messicano a mettere (almeno formalmente) la faccia a Ciudad Juárez. Felipe Calderón è andato due volte in pochi giorni nella città, ha promesso pochi e tardivi interventi ma soprattutto più militarizzazione.

Con 4.600 morti ammazzati in 25 mesi, la città alla frontiera nord tra Chihuahua e Texas è il posto più violento al mondo, più di Baghdad o Kabul. Alla guerra tra narcos si sovrappongono altre guerre nelle quali esercito e polizie che occupano militarmente la città sono parte in causa e non forza di interposizione e dove un milione e mezzo di persone sono incerte tra resistere e fuggire da un modello economico fallito e che non offre più alcuna opportunità.

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Nei prossimi giorni corrispondenze e reportage da Ciudad Juárez.