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Razzismo in Italia, l’ONU lo ricorda e denuncia, i media lo nascondono

21 Marzo 2007Pianeta TerraGennaro Carotenuto

Alzi la mano chi sa che oggi, 21 marzo, è la giornata mondiale contro il razzismo. Alzi la mano chi ne è stato informato dai media, che sarebbero lì per quello, ma oramai sono campioni solo della "memoria selettiva".

Nel paese dove la par condicio porta a far sì che ci sia la giornata per le foibe (meno di 3.000 morti) ma non c’è la giornata per i morti delle stragi nazifasciste (più di 100.000 e almeno un paio, Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, da sole videro le stesse vittime di tutte le foibe e i triangoli rossi di pansiana smemoria) il razzismo in una società sempre più xenofoba come l’italiana, non è notizia, o almeno non è notizia gradita.

E allora ricordiamola questa giornata occultata, dimenticata, e soprattutto scomoda. L’ONU la istituì nel 1966. Il 21 marzo fu proclamato la "giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale". Ricordava il massacro di Sharpville, da parte della polizia razzista sudafricana che massacrò 69 manifestanti contro l’apartheid (un lemma che sparirà presto dai dizionari e che i miei studenti del prim’anno spesso non conoscono) e ne ferì altri 180, accanendosi in maniera particolare contro donne e bambini. Molti furono colpiti alle spalle, mentre fuggivano.

La ANC, l’African National Congress di Nelson Mandela, fondato l’anno prima, nel 1959, e oggi governo, li aveva convocati a dimostrare contro "i permessi" che la popolazione nera era obbligata ad ottenere per muoversi. La manifestazione era perfettamente pacifica e il motivo per il quale la polizia aprì il fuoco fu verbalizzato come "nel timore che potesse diventare ostile".

Sarebbe utile ricordarlo, parlarne nelle scuole o perfino alla televisione. Perché il razzismo è un nostro problema.

Eppure, alzi la mano chi sa che le Nazioni Unite condannano l’Italia per razzismo! Doudou Die’ne, inviato dall’ONU -ne scrive tra pochissimi l’agenzia AGI- ha trovato molto gravi gli episodi di schiavizzazione nel settore agricolo, la situazione delle donne migranti, le condizioni di lavoro dei lavoratori domestici e l’incidenza enorme della prostituzione. Il rappresentante dell’ONU considera particolarmente grave il razzismo nei confronti della comunità Rom-Sinti stimata in circa 120.000 persone.

Doudou Die’ne si è trovato di fronte ad atteggiamenti di particolare ostilità verso la comunità di religione musulmana, appena l’1.5% della popolazione. La conosciamo tutti quest’ostilità, è il nostro problema, eppure "non sono io che sono razzista, sono loro che sono arabi". Ciò si spinge, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, all’inspiegabile difficoltà che trovano i governi italiani, a firmare accordi bilaterali con queste comunità, dovuti ad un’estrema diffidenza originata da pregiudizi razziali. Non è difficile leggere in questo passaggio la spinta dell’opinione pubblica xenofoba e dei media che disinformano a politici xenofobi e/o codardi perché non risolvano i problemi ed anzi li aggravino. La sostanza è che dal 1991 molteplici organizzazioni di immigrati di tale religione hanno provato a raggiungere un accordo con i vari governi succedutisi ma nessuna intesa è mai stata portata a termine.

L’inviato delle Nazioni Unite si è infine focalizzato sulla legge Bossi-Fini che ha prodotto effetti nefasti e contrari rispetto alla necessità di integrazione e di dialogo interculturale. Ad un anno dalla fine del governo delle destre, tale legge continua a contenere in sé meccanismi volti alla criminalizzazione degli immigrati in un impianto dove tutto è in funzione della sicurezza e nulla va in direzione della facilitazione dei flussi dell’integrazione dei migranti.

A questo indirizzo il rapporto ONU sul razzismo in Italia.


Technorati Parole chiave: Razzismo, razzismo in Italia, African National Congress, Sharpville, ONU

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Tag: Africa, apartheid, Bossi-Fini, dialogo, Diritti civili, discriminazione, foibe, Immigrati, Italia, ONU, opinione pubblica, PD, prostituzione, razzismo, religione, televisione
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