Apologia… del Lonely Planet

lonelyp Sui quotidiani di ieri c’erano due notiziole secondarie, eppure straordinarie, di quelle che danno la misura dell’ignoranza, l’approssimazione e l’impudenza con la quale viene selezionata la classe dirigente, quella che prende decisioni per tutti. La prima riguarda l’Iraq, la seconda riguarda una curiosa proposta di legge del deputato dell’UDC Luca Volontè.La prima è che l’invasione dell’Iraq sarebbe stata organizzata con… un Lonely Planet del 1994. Chi scrive considera LP un complemento indispensabile. Mi ha accompagnato in ogni viaggio al di fuori di mete turistiche conosciute fin da un grande viaggio nella Cina pre-boom economico. Ma non ci invaderei mai un paese, a meno di non voler bombardare ostelli, mercatini ed Internet point. Eppure la diplomatica statunitense Barbara Bodine lo racconta proprio così alla BBC: “nessuno [nel gruppo che doveva fare il piano] aveva un’idea precisa dell’Iraq, e allora ci siamo basati sul Lonely Planet del 1994”. Se non stessimo parlando di un crimine che ha causato centinaia di migliaia di morti ci sarebbe da ridere. E visti i risultati, credo che Lonely Planet debba scartare l’idea di campagne pubblicitarie del tipo: “utile anche per invasioni e bombardamenti intelligenti”.

L’altra notizia supera in peggio i gemellini polacchi Kaczynsky. Un deputato dell’UDC, Luca Volontè, pseudo-polemista da panino del TG1 da far rimpiangere Elio Vito, Schifani e Nania ha presentato una proposta di legge per rendere un crimine l’apologia del comunismo. All’analfabeta e demagogo dell’UDC ha risposto in maniera ineccepibile -e tanto basta- il neodemocristiano Gianfranco Rotondi (mi atteggio a Gianni Mura, voto 9): “il comunismo italiano non ci ha negato la libertà, ma ce l’ha portata col sangue dei partigiani”. Valga anche come bacchettata a Walter Veltroni.