Rutelli trama, la Bindi lo tana

"Rutelli sia leale, basta ambiguità"

Bindi all’attacco: se il Pd non lo convince tragga le conseguenze

FEDERICO GEREMICCA

L’idea del punto al quale potrebbe giungere la situazione, Rosy Bindi prova a darla con una battuta: «Ma sì, forse quel soprannome si può rispolverare. Aveva cominciato a darmi un po’ fastidio, ma dati i tempi…». Il soprannome è quello che la rese famosa durante la battaglia per il rinnovamento della Dc: la pasionaria. E dunque, rieccola sulle barricate. Con messaggi netti e chiari, come al tempo che fu.
Per Franceschini, al quale dice che «con certe polemiche distruttive e false, su faccende tipo i vecchi, il ritorno al passato e il tesseramento, si scivola nel dipietrismo, nel grillismo»; per Ignazio Marino e le sue misteriose dimissioni dall’Università di Pittsburgh e dall’Ismett di Palermo per le quali «spero che chiarisca e che chiarisca anche a me, visto che da ministro della Sanità accompagnai la nascita dell’Istituto»; e per Rutelli, che dice di non essere contento e di temere un Pd «partito di sinistra»: «Deve mettersi in testa che il Pd non può che essere un partito nel quale si riconosca anche la sinistra. Altrimenti…».

Altrimenti?
«Altrimenti viene il dubbio che si tratti di un pretesto. Intanto perchè ha potuto sperimentare sulla propria pelle, nelle elezioni di Roma, quanto conti il rapporto con l’elettorato di sinistra. E poi perchè immagino sappia che nemmeno io ed Enrico Letta vogliamo un partito socialdemocratico».
E se Rutelli tenesse il punto?
«Alimenterebbe ambiguità e interpretazioni maliziose circa quel che ha in testa. E non va bene, perchè se stiamo facendo un congresso così difficile è anche per eliminare, finalmente, ogni ambiguità. Quindi, o si è convinti del progetto o meglio dirlo con chiarezza e tirarne le conseguenze».
Lasciando il Pd?
«Sono valutazioni che spettano a lui. A noi, al Pd, spetta esigere lealtà e chiarezza».
Perchè prima parlava di congresso difficile?
«E perchè a lei sembra facile dover passare le giornate a replicare a polemiche scorrette e distruttive? Ma le pare che io debba spendere il mio tempo a difendermi dall’accusa di essere il vecchio, di rappresentare l’apparato e di volere un ritorno al passato?».
Effettivamente…
«Effettivamente chi usa un certo linguaggio e certi argomenti faccia il favore di non parlare più di dipietrismo e grillismo, perchè siamo lì».
Beh, anche dalla vostra parte – cioè tra i sostenitori di Bersani – non è che si usino i guanti bianchi…
«Per la verità siamo solo costretti a replicare ad accuse inverosimili: del tipo che vorremmo cancellare il bipolarismo. Il bipolarismo muore se c’è una opposizione non credibile come forza di governo, non se si lavora per alleanze che rendano possibile un’alternanza. E non basta».
Perchè non basta?
«Perchè invece di impigliarci in questa leggenda dei vecchi e dei nuovi a me piacerebbe discutere di cosa non è andato in questi due anni, dell’idea di partito e delle risposte ai problemi del Paese».
E invece, lei dice, siete bloccati a discutere di chi difende gli apparti e di chi vuole il rinnovamento…
«Con punte anche di cattivo gusto. Come quando Franceschini, per esempio, va dicendo “ma che volete che contino, da quella parte, Bindi e Letta”…».
Perchè, invece contate?
«Lo vedrete, perchè Bersani risponderà con i fatti».
E cioè?
«E cioè con un partito plurale e mettendo in campo una classe dirigente espressione delle varie sensibilità: comprese quelle di Bindi e Letta, per dir così».
E l’irruzione sulla scena di Ignazio Marino?
«Non mi piace come ha cominciato. E chiederei anche a lui di pensare prima di tutto al Pd».
In che senso, scusi?
«Nel senso che nessuno può brandire il tema della laicità come una spada, perchè così si fanno fare al partito passi indietro. Se per prendere un voto congressuale in più si dice, per esempio, che le unioni di fatto sono come i matrimoni, non solo si sostiene una cosa contraria al dettato costituzionale, ma si fanno anche saltare equilibri e intese che non era stato facile raggiungere: e penso ai Dico, per essere chiari».
Ha letto la nuova verità sulle dimissioni del professore dalla direzione dell’Ismett? Note spese gonfiate, parrebbe. Che le pare?
«Che ne sono dispiaciuta».
E basta?
«E che anch’io attendo una spiegazione vera. Da ministro della Sanità accompagnai la nascita dell’Istituto e quando poi Marino si dimise, disse anche a me che era stritolato dai “poteri forti” siciliani. Non mi piace esser presa in giro, per cui ora vorrei la verità. E c’è un’ultima cosa che ricordo a Marino, che ha fatto della moralità un cavallo di battaglia: il Vangelo. “Perchè guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non t’accorgi della trave che è nel tuo”? Ecco, Ignazio: perchè?».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200907articoli/45872girata.asp

E Franceschini bacchetta la Bindi: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200907articoli/45873girata.asp