Olga D’Antona: “Adriano Sofri è un vulnus”

Olga D’Antona, deputata DS e vedova di Massimo, giuslavorista ammazzato dalle BR, si domanda perché Adriano Sofri, condannato in via definitiva a 22 anni per l’omicidio Calabresi, sia ospite d’onore e prenda la parola alla presentazione della “Mozione Fassino”, la mozione di maggioranza del prossimo congresso del suo partito.

“Non posso fare a meno di rilevare -afferma la deputata- che Adriano Sofri è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, per l’omicidio di un servitore dello Stato e che non ha finito di scontare la sua pena. Mi chiedo perchè il gruppo dirigente del mio partito lo sceglie come interlocutore privilegiato. Qual è il messaggio simbolico di questa scelta?”

“Se si ritiene- continua Olga D’Antona- che Sofri sia vittima di un errore giudiziario, in base ad elementi concreti, perché non chiedere la revisione del processo per scagionarlo e cercare i veri colpevoli? Ma se invece è colpevole, come la magistratura ha ritenuto, chiedo ai dirigenti del mio partito se, in un Paese democratico, questo non rappresenti un vulnus nei rapporti con la magistratura, che ha emesso una sentenza definitiva”.

Olga D’Antona ha ragione, merita solidarietà e non può essere liquidata come hanno fatto molti dirigenti diessini, parlando di un’uscita fatta sulla base di una sensibilità personale. Anzi, proprio provare a liquidare il punto di vista di Olga nella sfera della sensibilità irrazionale -nella sfera femminile o peggio ancora della vedova per capirci- e non di una legittima opzione politica, rende ancora più repellente la giustificazione data alla deputata per la presenza di Sofri.

Come la banditaglia berlusconiana ha scelto di umiliare sempre e comunque uno dei tre poteri dello stato -nel sostanziale assenso del centrosinistra- così la scelta di salvare Adriano Sofri (perché è un signore molto decente) e magari sommergere altri meno spendibili mediaticamente, stride fortemente con l’immagine che i DS e il futuro Partito Democratico vogliono dare di loro.

La condanna in via definitiva di Sofri, che alcuni sono liberi di ritenere ingiusta ma solo come altre centinaia di altre condanne sulla testa di meno illustri e meno (ex)enfant prodige, è un fatto ineludibile sul quale non vedo come Fassino possa glissare. Tantomeno eludibile da chi guida e aspira a guidare il paese.

Questo paese ha già dato troppo alle esigenze di borghese “sistemazione” di quella generazione, e non vorremmo (a pensar male si fa peccato) che i DS stiano pensando ad una prebenda risarcitoria per gli anni passati (ingiustamente?) in carcere da Sofri. Del resto abbiamo già Toni Negri che, avendo messo piede (per merito di Marco Pannella) in Parlamento per un solo giorno nel 1983, da 24 anni vive con una faraonica pensione di quasi 4.000 Euro al mese.

Che piaccia o no a Fassino, Adriano Sofri è -per la nostra democrazia- il mandante di un assassinio. E lo resterà anche dopo che gli sarà concessa un’auspicabile grazia. E, anche dopo, non vi sarà alcun motivo per il quale i DS non possano prescindere dall’alto patrocinio intellettuale di Adriano Sofri, senza il quale in troppi sembrano non essere capaci di andare neanche in bagno.


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