Honduras: il segnale di Barack Obama

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INF_NOTA24588_20 Il dipartimento di stato del governo statunitense, in una conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio di ieri, lunedì, ha chiarito che nessun rappresentante del governo di fatto honduregno, che ha inviato ieri una delegazione nella capitale del paese nordamericano, sarà ricevuta.

Al contrario nella stessa conferenza stampa è stato chiaramente affermato che oggi martedì il presidente legittimo Manuel Zelaya sarà ricevuto al massimo livello presente nel paese, probabilmente dalla stessa Hillary Clinton, essendo il presidente Barack Obama impegnato in Europa.

Secondo quanto segnala la BBC la strategia disegnata da Washington nelle ultime ore, dopo alcuni giorni di tentennamento e silenzio rispetto all’attivismo dei governi latinoamericani, sarebbe divenire parte attiva nella restituzione di Mel Zelaya al governo del suo paese.

Un ruolo visibile e attivo di Washington impedirebbe che il ristabilimento della democrazia a Tegucigalpa possa essere considerato come un nuovo trionfo diplomatico del concerto latinoamericano. La giornata di ieri si è infatti caratterizzata per l’azione diplomatica forte del Brasile con interventi ponderati del presidente Lula e del Ministro degli Esteri Celso Amorim.

Lo stesso presidente Zelaya, nel viaggiare a Washington dal Salvador dove era giunto domenica sera dopo il frustrato tentativo di rientro in patria, ha sostenuto che la giunta golpista ha poche ore di vita. Intanto però a Tegucigalpa si segnala che gli arrestati per violazione dello stato d’assedio sarebbero ben 800 e dai media golpisti si susseguono messaggi minacciosi, soprattutto verso i residenti e cooperanti stranieri accusati di essere tutti comunisti al soldo del perfido Hugo Chávez.

Gran parte dell’economia honduregna dipende dall’export di banane e caffé negli Stati Uniti e dall’invio di quasi 3 miliardi di dollari l’anno in rimesse da parte degli emigrati in quel paese.