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Sintonie e distonie con il discorso di Giorgio Napolitano

Dal discorso di Giorgio Napolitano del 31 dicembre che può essere letto integralmente qui [1]:

Su questi grandi temi – la pace, in Terra Santa innanzitutto, tra israeliani e palestinesi; il dialogo con altre civiltà e altre fedi, nella distinzione e nel reciproco rispetto; il ruolo dell’ Europa – colgo una profonda sintonia con la Chiesa cattolica, con le sue espressioni di base, con le sue voci più alte. Ne ho tratto conferma dall’ aperto e cordiale incontro del 20 novembre con Papa Benedetto XVI, al quale invio di qui il mio saluto beneaugurante. C’è sintonia nel sollecitare un più giusto ordine mondiale, un modello di sviluppo globale diverso e più sobrio, di fronte a un ormai inquietante degrado dell’ambiente, che minaccia la stessa sopravvivenza umana.

Nel discorso indirizzatomi in occasione di quell’ incontro il Pontefice ha voluto richiamare ripetutamente i principi e i valori affermati nella Costituzione italiana. È mia convinzione che sia in effetti questo il riferimento essenziale per affrontare nel modo migliore anche i temi più delicati che oggi ci vengono proposti dagli sviluppi della scienza e dall’ etica, da complesse situazioni sociali e da dolorosi casi umani come quelli che ci hanno di recente turbato e coinvolto. Alle scelte di cui si riconosca la necessità, il Parlamento può giungere nella sua autonomia attraverso un dialogo sulla vita e un confronto sulla realtà della famiglia che portino chiarezza ed evitino fratture.

Mi sovviene che uno dei valori affermati dalla Costituzione italiana sia la laicità, la separazione e il rispetto reciproco tra Stato e Chiesa e mi fa piacere notare che il Capo dello Stato -il garante della Costituzione- la consideri un riferimento essenziale. Mi sovviene che sul ruolo dell’Europa i contrasti siano stati asperrimi. Rileggendo questi passaggi, che pubblico per esteso, non posso non essere in profonda distonia con le parole del capo dello Stato. Non vi è una sola parola, neanche velata, sul marcato intervenzionismo del Vaticano, proprio con quelle che definisce “voci più alte”, nelle questioni interne dello stato estero chiamato Italia. Non vi è una sola parola in difesa della laicità dello Stato, evidentemente un ferrovecchio oramai e sul quale il Vaticano tiene da anni sotto scacco l’Italia.

Tornare in Italia dopo un lungo soggiorno all’estero dà mediaticamente la sensazione di essere in uno Stato governato dal clericalismo. Non c’è un solo paese al mondo, per quanto cattolico, paragonabile mediaticamente all’Italia. Solo in Italia infatti ogni telegiornale o giornale radio apre regolarmente, o almeno ha tra i titoli cosa ha detto o fatto il Papa quel giorno. E’ un Papa, Josef Ratzinger, che, ben più del suo predecessore, occupa tutti gli spazi, anche quelli fino a un paio d’anni fa erano occupati per esempio dalla CEI. Cinque anni fa ancora la Chiesa parlava nei media con un pluralismo di voci, c’erano Biffi, Martini, Tonini, Sodano, lo stesso Navarro Valls, tutti avevano i loro spazi. Oggi parla solo Ratzinger, un monarca assoluto che ogni giorno detta la sua agenda ai media e alla politica italiana. Non si può criticare la sinteticità di Napolitano, ma non si può non rilevare come omologhi molto arbitrariamente le espressioni di base con le voci più alte della Chiesa cattolica che invece spesso parlano con toni profondamente distanti. E’ Ratzinger il suo interlocutore, ne prenda atto.

Napolitano sembra rilevare solo campi nei quali esiste sintonia (e non sono per niente sicuro ci sia in tutti quelli che cita, a volta per difetto della Chiesa, a volte per difetto dello Stato), ma omette completamente di citare i campi nei quali le differenze sono evidenti. Non voleva turbare il capodanno, ma la sensazione, non solo rispetto al Vaticano ma anche rispetto alla politica, è che tutto il discorso sia stato costruito per indurre al consociativismo, all’inciucio, all’Union Sacrée, non si capisce bene per quale urgenza. L’abbassare i toni della virulenza del confronto politico, viene scambiata con la necessità di appiattire le differenze. Verso la Chiesa in questo contesto scompaiono. Verso l’opposizione, che va cooptata e non vede l’ora di farsi cooptare deve cessare ogni belligeranza, perché solo dal centro deve essere governato questo paese. E’ questo il senso profondo del discorso di Napolitano.

Non è che si potessero pretendere parole dure verso il Papa -tutt’altro- ma il discorso del capo dello Stato dà un contributo elevatissimo verso la grande ammucchiata al centro. Lì, sotto l’alto patronato delle tre parrocchie, Vaticano, Confindustria e Casa Bianca, destra e sinistra ci faranno affogare nella melassa della Grande Riforma Liberalreazionaria (GRL, ma Licio Gelli la chiamava PRD), che Berlusconi non ha potuto realizzare da solo, ma che il nuovo grande centro, che va da Rifondazione ad Alleanza Nazionale, realizzerà come un sol uomo, come se i marziani bussassero alle porte. Sotto l’alto patronato del Papa Re.


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Parole chiave: Italia [2], Giorgio Napolitano [3], laicità [4], consociativismo [5], Chiesa cattolica [6]