Ma che ci vai a fare negli Stati Uniti?

L’Unione Europea si è accordata con il governo degli Stati Uniti e, con la solita scusa della sicurezza, ha ceduto a questi il diritto a ficcanasare nella nostra carta di credito e perfino nella nostra posta elettronica. Se vogliamo andare negli Stati Uniti -e non solo- questi ultimi possono controllare cosa compriamo e cosa scriviamo.

Aeroporto di Bologna, due mesi fa, check-in di un volo Iberia per Madrid. “Signora -domanda ingenuamente chi scrive- perché su quella schermata dove sta mettendo la mia vita, morte e miracoli, dice ‘Government of United States’? Io sono diretto in Messico, non a gringolandia”. “Signore, risponde cortesemente la hostess, è che gli aeroporti messicani, appartengono agli Stati Uniti”.

Rivela un quotidiano britannico, il Daily Telegraph, che l’Unione Europea -la nostra civilissima Unione Europea- ha firmato un accordo che la uniforma al Messico di Fecal (Felipe Calderón) per rispetto della privatezza dei cittadini. L’accordo prevede che le caselle email e le transazioni effettuate con carta di credito dai cittadini dell’Unione che viaggiano negli Stati Uniti, siano a disposizione delle autorità statunitensi. Ovvero se io -o chi per me- viaggia negli Stati Uniti -ma temo anche in una serie di altri paesi semicoloniali- l’UE ha dato legittimità al governo degli Stati Uniti per ficcare il naso nella casella di posta elettronica nel server dell’Università italiana dove lavoro.

Peggio: l’accordo è unilaterale, ovvero se un cittadino statunitense viaggia in Francia, in Germania o in Italia, i governi di questi paesi non hanno alcun diritto (e ne sono contento) su carte di credito e corrispondenza dei cittadini dei SUA.

Dunque, per il semplice fatto di acquistare un biglietto con carta di credito o di far parte di un programma come Millemiglia di Alitalia o IberiaPlus, l’Unione Europea si è venduta la privatezza della corrispondenza tra me e mia nipote senza alcun processo decisionale democratico nel mezzo. L’accordo prevede infatti che il Governo degli Stati Uniti ha diritto ad accedere a tutti i miei dati, anche quelli non inerenti al mio viaggio. La scusa è sempre quella della sicurezza, quella per la quale chi prenota un corridoio è un tipo sospetto e chi prenota un finestrino è un tipo tranquillo.

Ma delle due l’una. O queste misure sono inefficaci, e allora tantomeno voglio che George Bush ficchi il naso nella mia posta, o queste misure sono efficaci. Se sono efficaci è peggio. E’ peggio, perché è automatico che se il fantomatico terrorista avrà più difficoltà a volare negli Stati Uniti, allora sarà ragionevolmente tentato ad agire in Europa, magari in un volo interno Bologna-Madrid. Ovvero l’Unione Europea non solo ha svenduto la mia privatezza ma anche la mia sicurezza, che si suppone aumenti se viaggio negli Stati Uniti ma diminuisce se resto in Europa.

Le leggi italiane (e di tutta Europa) ci fanno perdere continuamente tempo a firmare ‘informative sulla privacy’, che riguardano in genere la diffusione di pochi dati o l’invio di pubblicità, ma mai -vivaddio- il diritto costituzionale alla privatezza della corrispondenza e poi, quando lo chiede George Bush, con un tratto di penna l’Unione Europea si vende questo diritto. Se un inquirente, negli Stati Uniti, vuole accedere a tali informazioni inerenti un cittadino di quel paese, ha bisogno del consenso di un magistrato. Se invece sono un cittadino europeo che viaggia negli Stati Uniti quei dati sono liberamente acquisibili. Orripilante. Orripilante che l’Unione Europea abbia accettato e mi domando ingenuamente perché.

Infine è particolarmente inquietante che un accordo del genere debba essere ‘svelato’ da un quotidiano, il britannico Daily Telegraph, e non comunicato istituzionalmente dalla UE stessa. Se ne vergognano forse?

Il tutto avviene nel contesto ideologico della guerra infinita. Ma tutto avviene epidemiologicamente in un contesto razzista che va denunciato. Il governo degli Stati Uniti è particolarmente interessato ad alcuni comportamenti. Se come il sottoscritto mangi kebab sei sospetto. Se per un contrattempo -mi è successo spesso- in passato hai rinunciato ad un volo già acquistato ciò è segno di grave disordine e di inclinazione a portare espolosivo nelle scarpe o nel dentifricio. Se, come il sottoscritto e milioni di persone fanno abitualmente, prenoti regolarmente il corridoio e non il finestrino, guadagni molti punti nella classifica degli emuli di Atta. A pensarci bene ci sono abbastanza elementi contro di me per spiccare un mandato di cattura internazionale. Per fortuna (sic!) che sono innocente rispetto alla colpa più grave di tutte.

Neanche a dirlo… la colpa più grave di tutte è quella di appartenere ad una determinata religione alla quale appartiene un umano su cinque. Alcuni adepti si occultano, non si fanno riconoscere… Suggerisco a George Bush -la UE si accoderebbe senz’altro senza fare storie- di obbligare i cittadini di quella religione a cucire qualcosa in petto, per essere più facilmente riconosciuti. Non una stella di David, già visto… ma magari una bella mezzaluna… staremmo tutti più tranquilli a sapere con chi si ha a che fare, no?

PS Chi scrive è tra quelli che non ha applaudito al fallimento dei referendum sulla pessima costituzione europea. Si è puntualmente verificato quanto previsto: la UE oggi -tantopiù a 27- è un corpo morto paralizzato dall’immobilismo dell’unanimità. E’ esattamente quello che voleva Tony Blair per nome e per conto di George Bush, e che permette il parto di abomini come questo. Contenti ora?


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