Perù-Venezuela. Stranezze della libertà d’espressione

15210_1 Un giorno sì e l’altro pure i nostri media si dicono preoccupati per la libertà di espressione in Venezuela. Per mesi hanno seguito con trepidazione la vicenda di una televisione, RCTV, che, nonostante abbia attivamente partecipato ad un colpo di Stato, quello dell’11 aprile 2002, ha trasmesso liberamente fino alla naturale scadenza della licenza.

Da settimane riportano compitando le parole dello scrittore ultraliberale peruviano Mario Vargas Llosa che va a Caracas a stracciarsi le vesti per dire (va da sé liberamente) che a Caracas non c’è libertà di espressione. Eppure chissà cosa farebbe Silvio Berlusconi se fosse nelle scarpe di Hugo Chávez e avesse a che fare con i media dell’opposizione venezuelana che dal 1998 in avanti disegnano il Presidente come un novello Hitler con tanto di baffetti senza che questo (o dimostrate il contrario) abbia mai mosso un dito.

Meritorio lavoro quello di preoccuparsi della libertà di espressione, anche se a volte vengono dubbi sulla genuinità e il disinteresse dell’impegno. Dubbi che crescono di fronte al silenzio assordante per casi per i quali il NED o la Freedom House non sono disposti a staccare assegni né a pagare voli in prima classe e soggiorni a cinque stelle. E’ il caso di “Radio La Voz” che dall’Amazzonia testimoniava delle voci degli indigeni in lotta contro il Trattato di Libero Commercio che distrugge la loro terra e massacrati dall’esercito. Il governo peruviano di Alan García non ci ha pensato due volte a ritirare la licenza e farla chiudere da un giorno all’altro senza che nessuno dei grandi paladini della libertà di espressione muovesse un’unghia.

Eppure la libertà di espressione dovrebbe essere per certa gente quasi una religione. E allora come mai sui vari “El País”, “La Repubblica”, gli eroi della libertà di espressione, i Rocco Cotroneo, le Angela Nocioni non scrivono neanche una riga sul fatto che il governo fondomonetarista peruviano di Alan García ha ritirato la licenza e chiuso da un giorno all’altro la “Radio La Voz” ? La libertà d’espressione vale solo per gli amici degli amici? Vale solo per chi incassa molti soldi sul mercato pubblicitario? Gli indigeni, che il presidente peruviano Alan García ha definito “cittadini di serie B”, non ne hanno diritto? Se fossero in buona fede ne avrebbero scritto, no? Non sono arrivate sulle scrivanie dei media mainstream veline in merito? Eppure anche in Italia chi lavora onestamente ne ha parlato.

Come mai il peruviano Mario Vargas Llosa, vestale della libertà d’espressione dei media commerciali, non ha speso una sola parola per la libertà d’espressione di “Radio La Voz”?

Cialtroni.