Taglia e (ri)cuci a La Repubblica

Il quotidiano la Repubblica, nel numero di oggi, ha pubblicato uno stralcio della mia lettera, leggibile nel sito, sul rilevantissimo caso dei giornalisti prezzolati dal governo degli Stati Uniti per scrivere notizie false su Cuba, e licenziati da diversi media della Florida.

Ho ricevuto una gran quantità di email e di telefonate di amici in merito. Molti avevano già letto la lettera in versione integrale, e qualcuno mi invitava perfino a denunciare il quotidiano romano. Non solo non ci sono gli estremi di una denuncia ma è molto interessante analizzare le scelte di chi ha operato i tagli sulla mia lettera originale. Entrando nell’articolo (cliccare su “Leggi l’Articolo“)  si possono vedere esattamente i tagli operati.

Mi rallegra -e molto- il fatto che finalmente -per la prima volta nella vita- i lettori di Repubblica abbiano potuto leggere che Carlos Alberto Montaner è un bandito e non il Mahatma Gandhi, che Reporter senza frontiere ha dovuto ammettere di essere finanziata dalla CIA, e che almeno alcune delle notizie pubblicate in questi anni su Cuba sono false e tendenziose.

Mi diverte più che scandalizzare il fatto che una lettera nata come una critica al quotidiano La Repubblica venga spurgata al 100% di ogni riferimento a Repubblica, salvo per farmi dire -ultimo paragrafo- che la Repubblica è un baluardo della libertà di stampa verso le ingerenze della politica.

Ribadisco -citandomi, mi si passi il vezzo- due passaggi per me fondamentali tra quelli che la Repubblica ha tagliato/censurato nella lettera pubblicata oggi:

Se ad un paese -Cuba- dove da decenni vige una stretta censura informativa si replica con la sistematica manipolazione e falsificazione dell’informazione su quello stesso paese -cosa che per altro tutti i più seri latinoamericanisti denunciano da decenni- è purtroppo la libera stampa ad uscire con le ossa rotte.

E poi:

Uno scandalo così grave come quello scoppiato a Miami testimonia l’improcrastinabilità, l’urgenza vera, di una diversa e più multilaterale lettura su quanto sta avvenendo non solo a Cuba, ma anche in Venezuela, Bolivia, Argentina e in tutta l’America Latina progressista, e in paesi chiave come il Messico, anche da parte del suo giornale.

In qualche modo, dopo anni, finalmente il più grande quotidiano di centrosinistra italiano ha fatto una sorta di microscopica apertura. Chissà che da qui al 3 dicembre -quando si voterà in Venezuela- non riesca a pubblicare anche due righe meno sesgate -viziate- sul processo bolivariano e su Hugo Chávez. Magari in un articolo o in un editoriale, e non nella lettera di un lettore.

Ecco il testo della lettera originale da confrontare con l’immagine scandita da Repubblica. Il barrato è ovviamente quanto tagliato, mentre tra parentesi quadre ci sono le aggiunte di raccordo, del tutto neutre, da parte del redattore.

Gentile direttore, i giornali di tutto il mondo riportano una notizia che la Repubblica, il quotidiano che lei dirige, mi risulta bucare completamente. Almeno nove giornalisti di tutti i più importanti media della Florida, sono stati licenziati in tronco perché è stato dimostrato che prendevano [soldi] migliaia e a volte centinaia di migliaia di dollari dal governo degli Stati Uniti per confezionare notizie false e tendenziose su Cuba.

I coinvolti sono tutti nomi molto noti, e[d è] la cosa è gravissima non tanto rispetto a Cuba ma per quello che rappresenta un fatto così grave per la libertà di stampa del mondo. Se ad un paese -Cuba- dove da decenni vige una stretta censura informativa si replica con la sistematica manipolazione e falsificazione dell’informazione su quello stesso paese -cosa che per altro tutti i più seri latinoamericanisti denunciano da decenni- è purtroppo la libera stampa ad uscire con le ossa rotte.

Almeno una delle persone coinvolte nello scandalo, Carlos Alberto Montaner, è [stato] una sorta di madonna pellegrina dell’anticastrismo militante, più volte citato anche dal suo giornale come un’autorità morale e un combattente per la libertà a Cuba, una penna prestigiosa nota su tutti i maggiori quotidiani mondiali, dallo stesso Miami Herald al quotidiano conservatore (già franchista) spagnolo ABC. Sulla recente malattia di Castro ha pubblicato articoli con titoli come “Il cancro renderà giustizia”, che riecheggia da vicino -per chiunque abbia orecchio per le cose latinoamericane- quel “Viva il cancro” con il quale a Buenos Aires gli omologhi argentini di Montaner accolsero mezzo secolo fa la malattia e la morte di Eva Duarte de Perón. Almeno dall’85, come ricorda citando le fonti, un gustoso articolo di Raúl Gómez, Montaner propone in maniera ossessiva ai lettori dell’autorevole Miami Herald notizie -false e tendenziose- sul “cancro di Castro”, sui cancri di Castro, una decina e in ogni parte del corpo, e gli augura -per 21 anni consecutivi- una sequenza interminabile di malattie e più d’una volta descrive perfino i preparativi del funerale.

Solo adesso, che sappiamo ufficialmente “chi paga” Montaner, possiamo capire con quali coperture ed appoggi, personaggi di tale spessore e grossolanità abbiano potuto trovare ascolto in tutto il mondo e costruire immagini e carriere. E bisognerà ammettere -visto che adesso è conclamato- che se è dovere del cronista verificare le notizie, a volte possono risultare verificate anche le denunce di parte cubana. Quel governo, infatti, da decenni denuncia che Montaner è tutt’altro che un paladino dei diritti umani, ma solo un agente della CIA in servizio permanente effettivo, vicinissimo ai terroristi internazionali Luís Posada Carriles e Orlando Bosch, rei confessi, ma né pentiti né puniti, di crimini che hanno causato la morte di centinaia di persone tra le quali il cittadino italiano Fabio di Celmo.

Non posso sapere, caro direttore, se continueranno ad offrire al suo giornale articoli di Montaner come se fossero le opinioni del Dalai Lama, ma dopo questo scandalo (sono sicuro che le sue letture vadano oltre La Repubblica e quindi ne sia al corrente) è avvisato sulla credibilità di simili personaggi. Uno scandalo così grave come quello scoppiato a Miami testimonia l’improcrastinabilità, l’urgenza vera, di una diversa e più multilaterale lettura su quanto sta avvenendo non solo a Cuba, ma anche in Venezuela, Bolivia, Argentina e in tutta l’America Latina progressista, e in paesi chiave come il Messico, anche da parte del suo giornale.

Bel paese gli Stati Uniti. Media su posizioni anticastriste sbattono fuori le proprie firme più prestigiose per essere state più realiste del re, ed essersi arricchite inventando a pagamento null’altro che quello che in fondo i lettori di quegli stessi media volevano sentirsi dire. Evidentemente lo scandalo emerso è la punta dell’iceberg ed E’ da sperare che non sia coinvolto anche il giornalismo europeo ed italiano dopo che lo scorso anno anche l’associazione “Reporter senza Frontiere” fu costretta ad ammettere di essere finanziata dalla stessa CIA.

Da noi l’Agente Betulla (alias Renato Farina) ha continuato a lavorare come niente fosse, e Giuliano Ferrara fa un vanto dell’essere (stato?) pagato della CIA. Sono sicuro che il suo giornale, che [chi] ha sempre avuto un atteggiamento intransigente verso le commistioni tra informazione e servizi segreti, e che ha pagato spesso prezzi alti, come il caso Bonino-D’Avanzo ha dimostrato, abbia gli anticorpi per non essere toccato da tali infiltrazioni.

Quello che mi lascia stupito però -mi consenta e chiudo- è che il suo giornale mi risulta avere un corrispondente dall’America Latina che afferma che il miglior posto per coprire i fatti latinoamericani sia proprio Miami (precisamente il News Café, al numero 800 dell’Ocean Drive di Miami Beach, tel. +1 305 5386397). Lì, all’aperto di fronte alla spiaggia (come racconta il suo stesso corrispondente dall’America Latina, Omero Ciai), si riunisce il fior fiore del mondo dei media della Florida.

Caro direttore, se è vero come è vero che al News Café, dove sverna Omero Ciai, non si parla d’altro che di Montaner, Cao, Olga Connor e le altre penne false, tendenziose e prezzolate, anticubane a prescindere ed a pagamento, com’è possibile che il suo giornale buchi completamente una notizia così rilevante?


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