Su Brecha, in risposta ad Omero Ciai

Tra gli innumerevoli commenti di questi giorni (196 per appena tre post) estraggo ed invito a leggere questo di Alejandro Parreira che rimette le cose al loro posto rispetto al “semanario Brecha” di Montevideo, tirato in causa ieri più volte in maniera irridente ed offensiva dal redattore di Repubblica, Omero Ciai. Mi onoro di far parte della casa di Avenida Uruguay 911 (angolo Calle Andes), fin dal 1997. E’ il mio posto nel mondo, ne sono felice, e mi sento libero. Per Brecha ho firmato centinaia di articoli su temi di politica internazionale e non ho nessuna invidia per quel “grande” giornalismo che obbliga a leccare… stivali di potenti.

Come iscritto all’ordine dei giornalisti quindi trovo particolarmente volgare -ma al passo con i tempi- questa maniera di classificare il giornalismo per potere economico delle testate. Brecha non è un “foglio clandestino”, tutt’altro. E’ anzi una florida cooperativa giornalistica con tanto di gadget, libri e videocassette. E forse pochi sanno che gli articoli di Eduardo Galeano, pubblicati in tutte le lingue del mondo, sono originariamente scritti per Brecha. Ricordo che fior di giornalisti, durante il fascismo, hanno rischiato la vita per scrivere per “fogli clandestini”. Il più importante di questi si chiamava “l’Unità”. Oggi per Omero Ciai, che dall’Unità viene, “foglio clandestino” è un insulto.

Per quanto riguarda le molteplici insinuazioni verso il dr. Gianni Minà, che sarebbe addirittura mio “mandante” nel crimine di lesa “Repubblica”, non compete a me rispondere, senz’altro non è questa la sede e se d’uopo in Italia esiste l’istituto della querela. Mi preme però testimoniare la scrupolosità amministrativa della GME, casa editrice del periodico Latinoamerica, per il quale scrivo dal lontano 1992.

Lascio la parola a Parreira:

Leggo il signor Ciai dare definizioni poco gentili del settimanale Brecha, che non comparto. Addirittura ride di Brecha, e questo è vergognoso. Comunque per mettere le cose a loro posto:

Eduardo Galeano, forse è il più importante giornalista latinoamericano degli ultimi 30-40 anni, autore delle vene aperte dell’America Latina, è di Brecha.

Raúl Zibechi, capo di internazionale e quindi capo di Carotenuto, è pubblicatisimo in Italia ed è di Brecha…

Mario Benedetti, il grande poeta e letterato, ed editorialista di El Pais di Madrid, è di Brecha…

Daniel Viglietti, il grande cantante e critico musicale, è di Brecha…

Samuel Blixen, grandissimo esperto di violazioni di diritti umani, che ha pubblicato un senzafine di libri anche sul piano Condor, è di Brecha.

Anche se non le piacerà sentirlo, il direttore e fondatore di Telesur, Aram Aharonian, è orientale ed è venuto da Brecha. Se Brecha non contava, perché lo hanno preso proprio da Brecha?

Ivonne Trías, che presiede il gruppo di giornalisti latinoamericani per i processi elettorali è direttora di Brecha… se Brecha non contava niente, perché è presidente la direttrice di Brecha? Brecha ha come direttrice una donna, eccelente giornalista e 15 anni prigioniera politica. E il suo giornale ha mai avuto una donna direttore?

Questo senza citare Guillermo González, i fratelli Waksman o andare indietro nel tempo a Quijano. Sono tutti giornalisti straconosciuti internazionalmente e sono di Brecha.

Il fatto che lei non conosca questi nomi testimonia solo che lei non conosce il giornalismo latinoamericano del quale Brecha è un pezzo fondamentale.

Questo poi senza contare i corrispondenti all’estero di Brecha, tra i quali c’è Carotenuto, che anche se per lei è un orrore, è sempre letto e apprezzato da molto giovane. Non credo che Carotenuto possa avere bisogno di un mandante per criticare lei. E’ uno che ha sempre camminato tutto il continente e che le cose le conosce. Inoltre, per quello che lo conosco è abbastanza testadura di suo.

E Mariana Contreras è una eccelente giornalista giovane, ma eccelente e già molto conosciuta, di questa generazione nuova di giornalisti latinoamericani che parte e va e ci riempie di orgoglio, perché è come la nostra generazione e sta rompendo tutte le catene. Si informi.

Signor Ciai, non ho l’onore di essere suo lettore, ma non si capisce il suo disprezzo per il semanario Brecha. Il fatto che lei non lo legge non significa che non è importante o che sia un ‘foglio clandestino’.

Soprattutto il giornalismo di Brecha è un giornalismo etico, cosa che da quanto leggo su di lei, deve darle molto fastidio.

Infine il fatto che lei si vanti di preferire letture anglosassoni per poi scrivere di America Latina, testimonia solo le sue scelte sesgate e contrarie all’unità latinoamericana che è la nostra unica speranza di uscire dal colonialismo. Per quello tutto il mondo dice viva Chávez, e per quello quelli come lei ne scrivono male.

la saluto cordialmente ma con pena per quanto scrive.

Di Alejandro Parreira, cédula 1227163 (inviato il 18/05/2006 @ 09:32:31)