Ridare speranza e dignità alla ricerca. Lettera al neo-ministro Fabio Mussi

Lettera, non immaginaria, della mia amica Marina Montacutelli (modernista, ricercatrice al CNR) a Fabio Mussi, ministro dell’Università e della Ricerca

Caro Ministro nuovo,
devi ridarci la speranza e la dignità. Per acciuffare un futuro di cui, certamente, questo Paese è degno

Caro Fabio,

tanti anni fa il glorioso ?Paese Sera? invitava tutti i bambini a scrivere una lettera all’anno nuovo. E ?Caro anno nuovo? fu – per molti – un viatico laico, ma non per questo meno denso di desideri e speranze. Da oggi sei, per noi, un ?caro ministro nuovo?: perché l’ingrato compito che ti è toccato, assumendo il dicastero dell’Università e della Ricerca, è ridarci la fiducia e la dignità.

Perché vedi noi non ci aspettiamo soltanto che tu abbia un portafoglio ben gonfio, per permetterci di lavorare. Noi non speriamo solo che provveda, da subito, al futuro di quei giovani ?cervelli? spesso pagati (lo sai, no?) 300 euro (l’anno, eh!) per insegnare all’università, sostituendo un personale che non c’è o preferisce magari i più lucrosi impieghi privati; docenti costretti poi a sfornare laureati, talvolta di basso profilo e certamente di nessuna illusione. Hai il dovere, politico, di liberare i ?precari della ricerca? (una contraddizione in termini, se ci pensi bene) dal ricatto del futuro, ridotti come sono ? troppo, troppo spesso ? alla codardia: il peggior veleno, cioè, per chi deve esercitare il mestiere del dubbio e della critica.
Non desideriamo solo che intervenga sul proliferare delle università e dei dottorati, sui concorsi di reclutamento e avanzamento di carriera, su enti di ricerca diventati istituzioni larvali, su costosissimi e privatissimi master buoni solo ad arricchire chi li escogita, su un utilitarismo di basso profilo e nessuna prospettiva. In questi anni ci hanno detto, e ripetuto, che conta il numero, il pezzetto di carta: e non la qualità, non la ricerca, non il sapere individuale e collettivo.
Sai, siamo impigliati da tempo in provvedimenti affastellati, incongruenti, gravissimi; che volevano incantare, e condurre alla morte come il pifferaio di Hamelin.

A te è toccato il peggio, caro Fabio. Perché i tuoi interlocutori saranno coloro che sono pagati per pensare. Sarai costretto nell’angolo, ogni giorno, da chi ha il cervello come strumento del mestiere ed è ? ora, e da anni – avvilito, mortificato, arrabbiatissimo. Soprattutto, ti è toccato il peggio perché dal tuo lavoro, e dal nostro consenso, dipenderà il futuro del Paese.
Vedi, il sapere ? e dunque lo sviluppo ? non si producono per gemmazione spontanea. Servono tanti ingredienti: libertà, curiosità, capacità di selezionare e valutare, collaborazione, partecipazione. Tempo, tanto tempo. Poi, però, la conoscenza si accende ?come luce da una scintilla di fuoco?.
Devi metterci nelle condizioni di ?ragionar per isfogar la mente? se vuoi, con noi, che questo Paese inizi a galoppare. E saremo dunque noi a spiegarti, perdona la presunzione, cosa e come dovrai fare; aspettiamo, da subito, che ci chiami a riflettere – con te – su cosa sarebbe meglio, per noi. C’è l’Assemblea della Scienza e della Tecnologia da convocare ancora, perché tutti hanno avuto paura di farlo. Ma te sei coraggioso, no?
Preparati ad ascoltare, e ad accogliere, i nostri ?quaderni di doglianza e di contentezza?.
Caro Ministro nuovo, in confidenza: non ti faremo sconti.