La Rosa nel Pugno: arrivederci e grazie

Mi riempie di gioia e contribuisce alla speranza di stabilità del governo, il fatto che i radicali (nella foto Pannella in divisa da ustascia croato) siano andati malissimo. Al Senato non hanno avuto neanche un eletto e alla Camera sono stati marginalizzati dal premio di maggioranza.
Al Senato dunque non possono vivaddio fare danni. Anche i loro 14 deputati (tra i quali solo parte sono in quota radicale) alla Camera, non servono. Possono tornare armi e bagagli da dove erano venuti, ovvero a destra.

Quella della Rosa nel Pugno era un’operazione di Palazzo e probabilmente perfino di Servizi per inserire nel centrosinistra il partito amerikano per eccellenza. Se fosse stato numericamente condizionante avrebbe imposto qualunque guerra al governo di centrosinistra e giustificato perfino l’uso dell’atomica. Sappiamo che sarebbe stato così. Per fortuna la foglia di fico della laicità dello stato è stata letta e capita da chiunque come un bluff dietro il quale l’unica cosa che contava era il neoliberismo più aggressivo.

Negli ultimi quindici giorni, un’insinuante campagna mediatica sosteneva che votare Rosa nel Pugno era molto di moda soprattutto tra i giovani. La Rosa veniva venduta come un deodorante ma è finita nel cestino. Non ci sono cascati gli elettori di sinistra, non ci sono cascati gli elettori radicali che hanno votato Forza Italia.

Hanno preso mezzo milione di voti, ci hanno fatto vincere il premio di maggioranza, grazie e arrivederci. Adesso è bene semplificare il quadro e non alimentare equivoci. O vogliamo ritrovarci Capezzone ministro per le privatizzazioni? Recuperiamo qualche deputato dello SDI, cooptandolo nel gruppone dell’Ulivo, e con i radicali nemici come prima.