Gli italiani che votano Italia

Hanno votato. Hanno votato in massa per eleggere i loro rappresentanti a Roma. Saranno 18, 12 deputati e 6 senatori. E’ la prima volta che i cittadini italiani residenti all’estero votano per eleggere i loro rappresentanti. E’ forse la prima volta al mondo che un paese elegge deputati in quanto propri cittadini emigrati, in quanto migranti. E’ un grande passo positivo che non può non aprire ad una visione progressista nella quale anche gli immigrati in Italia e non solo gli emigrati dall’Italia, conquisteranno questo diritto.

Eppure, soprattutto da sinistra, vengono guardati con sospetto. Hanno un passaporto italiano in tasca e vengono considerati meno italiani, dubbiosamente italiani, poco italiani. E invece, finalmente, un milione e 135.617 cittadini italiani (rispetto ai 2 milioni e 700.000 aventi diritto), ha esercitato il suo diritto di voto, dall’isola di Palau a San Marino, dalla Cina agli Stati Uniti.

E’ un eccellente 42%, che testimonia il vivo interesse, degli italiani per l’Italia (che sorpresa, sic!). Tra le quattro circoscrizioni, quella latinoamericana sfiora il 52% di partecipazione con ben 360.000 voti espressi. La supera quella europea con 600.000 voti espressi ma poco meno del 40% dei voti degli aventi diritto. 105.000 voti sono venuti da nord e centro America e 67.000 dalla circoscrizione “mondo” (Asia, Africa, Oceania) che eleggerà un candidato e un senatore, entrambi residenti in Australia visto che in quel paese si concentra oltre la metà dei votanti.

Tra i paesi, al primo posto c’è l’Argentina, con oltre 200.000 voti validi, seguita da Svizzera (188.000), Germania (152.000). Nella tabella sono indicati i 13 paesi che superano i 10.000 voti validi. La sorpresa sono gli Stati Uniti che hanno ricevuto milioni di italiani, ma dove gli italiani sembrano in via d’estinzione, visto che il numero dei votanti è un quarto dell’Argentina, meno del Belgio e appena più della Gran Bretagna. Le percentuali vanno dal terzo di alcuni paesi europei ai due terzi dell’Uruguay. Sempre tra i 13 paesi con più di 10.000 voti validi (e che insieme esprimono oltre un milione di voti, ed il 92% dei voti validi), si va dal 63% dell’Uruguay al 26% della Spagna. Questo è l’unico paese della lista dove gli italiani non sono emigrati nel senso classico del termine, ma si sono trasferiti, soprattutto negli ultimi anni. Anche Argentina, Svizzera e Venezuela raggiungono e superano il 50%.

Votanti nei principali paesi
Paese voti %
Argentina 200.821 56%
Svizzera 188.080 50%
Germania 152.384 36%
Francia 89.520 30%
Brasile 75.501 45%
Belgio 61.643 33%
Stati Uniti 55.097 33%
Regno Unito 46.138 34%
Canadà 43.159 43%
Australia 39.032 41%
Venezuela 30.884 50%
Uruguay 29.480 63%
Spagna 12.636 26%

Hanno votato con passione, gli italiani e i figli degli italiani che più volte tra otto e novecento, con le rimesse del loro lavoro, hanno salvato l’Italia dall’inedia. Sergio Romano, sulle pagine del Corriere della Sera -ma molti altri con lui- si è distinto in asperrime critiche contro questo milione e passa di cittadini italiani ed i candidati che hanno espresso. Voterebbero in maniera clientelare, non pagherebbero negativamente le conseguenze di un governo mal scelto, sono meno legati alle logiche bipolari, non sono sufficientemente informati di cose italiane e sarebbero perfino terreno di caccia dell’ultradestra, visto che il repubblichino Mirco Tremaglia li coltiva da vent’anni nell’indolenza della sinistra.

Quest’ultima accusa è la più vergognosa e falsa. Pensare che i cittadini italiani all’estero, ognuno con la sua storia personale e politica, siano così ingenui da farsi manipolare da Tremaglia, è un pregiudizio purtroppo diffuso, soprattutto a sinistra. Brecha, il più importante settimanale uruguayano ed uno dei più autorevoli media progressisti del continente, ha scelto di dedicare lo stesso spazio che ha dedicato alle elezioni in Italia, al voto degli italiani all’estero.

Mena Narducci, capolista nelle recenti elezioni del Comites in Uruguay, sostiene, dati alla mano, nelle pagine del settimanale montevideano, che la gran maggioranza dei cittadini italiani in Uruguay e in America Latina è orientata a sinistra. Ma denuncia anche che poco è stato fatto per permettere a questi italiani di sinistra di esercitare il loro voto. Ben poca attenzione il centrosinistra ha avuto per questi italiani. Quando i politici italiani di centrosinistra vanno in America Latina, Massimo d’Alema in particolare va spesso, scelgono come referenti quegli italiani che hanno fatto fortuna, che appartenengono alle classi dirigenti, che partecipano alle cene di gala, che mantengono cospicui interessi economici e che spesso sono rapacemente conservatori. Sono gli stessi italiani che in Venezuela si incaricano di orientare in senso antibolivariano l’informazione che giunge in Italia. L’antipatizzante politica del centrosinistra verso il governo Chávez e gli altri governi progressisti latinoamericani e figlia anche dell’incapacità di scegliere i referenti giusti anche nella comunità italiana. Eppure non sarebbe difficile dialogare con emigrati italiani di sinistra. A patto che lo si voglia.

Soprattutto l’America Latina, è piena di italiani di classe media, di proletari che sono rimasti proletari anche attraversando l’Oceano e perfino di poveri e indigenti -soprattutto anziani- con passaporto italiano. Moltissimi hanno coscienza politica, votano a sinistra nei paesi di residenza, e avrebbero meritato che la sinistra avesse dato loro fiducia.

Forse non conoscono perfettamente Berlusconi ma hanno conosciuto i suoi cloni locali, i Ménem, De la Rúa, Fujimori, Sanguinetti, Batlle, Collor de Mello, Ronald Reagan, Bush, Tony Blair. Dunque sanno benissimo di cosa si tratta. Camminando per l’Avenida de Mayo, a Buenos Aires, si trova un’enorme sede del PSOE spagnolo. Perché il centrosinistra italiano non ha fatto nulla di analogo? Quei 12 deputati e 6 senatori potrebbero essere decisivi. Chi scrive lo segnala in tutte le sedi da molti anni. Vedremo lunedì se gli italiani di sinistra saranno stati più forti di tutte le difficoltà nell’eleggere i loro deputati.

Anche le altre critiche di Sergio Romano sono irrilevanti. Quanti altri italiani votano principalmente in maniera clientelare? Milioni. Quanti hanno pagato davvero le conseguenze di avere votato Berlusconi nel 2001? Alcuni, ma non certo tutti. Quanti non si appassionano a questo bipolarismo? Troppi. Romano -e molti con lui- si scandalizza che qualche deputato possa essere eletto promettendo di creare un centro anziani a Rosario o a Stoccarda. Ma non veniamo forse da tre lustri nei quali il legame tra deputato e territorio è stato prioritario? E se tra un deputato che si batte per un cavalcavia a Mestre e un altro che vuole un pronto soccorso a Molfetta, ce n’è un terzo che si batte perché contributi regolarmente versati si convertano in pensioni in Francia o in Svizzera, cosa c’è di male? Infine: siamo certi che un italiano che si informa su Rete4 sia meglio informato di un italiano d’Australia?

Nella cultura di sinistra c’è un diffuso disinteresse verso gli italiani all’estero. Si arriva a presumere che siano tutti indistintamente nostalgici del fascismo. E’ un pregiudizio volgare e falso. Questo disinteresse si è spinto per decenni a difendere l’indifendibile: che cittadini italiani non avessero diritto di votare. Anche adesso che un milione e duecentomila italiani (italiani come noi) hanno esercitato il loro diritto, molti opinionisti continuano a storcere la bocca ed a guardarli con sospetto. Forse neanche una valanga di voti di sinistra che venisse dall’estero (ma perché dovrebbero essere così tanti visto che in Italia quasi uno su due è ancora stregato dal guitto di Arcore?) farebbe loro cambiare opinione. Il centrosinistra nella legislatura che vivaddio si chiude si è fatto scavalcare a sinistra da Gianfranco Fini per il voto amministrativo agli immigrati. Il tema della cittadinanza agli immigrati e il passaggio ineludibile dallo Ius Sanguinis allo Ius Soli o almeno ad un sistema misto non è sul tappeto ed è stato ignorato totalmente in campagna elettorale.

Sarebbe bella un’Italia che facesse votare tutti, emigrati ed immigrati per una società più democratica, senza esclusioni e dove gli ottimati -anche quelli all’estero che consigliano così male i nostri politici- perdano centralità. E’ la cosa più bella e più pulita di queste elezioni, il voto degli italiani all’estero.