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Sondaggio choc, il Pd affonda

Tra i leader Casini supera Veltroni ed è alle spalle del Cavaliere

FABIO MARTINI

ROMA
Numeri così neri Walter Veltroni non li aveva mai visti. Certo, già da tempo il leader del Pd attende con un filo d’ansia il sondaggio che – a scadenza settimanale – la Ipsos di Nando Pagnoncelli fa recapitare (già da anni) sulle scrivanie di tutti i leader e che rappresenta il più accreditato barometro sugli umori politici degli italiani. Ma il sondaggio relativo ai primi dieci giorni di gennaio, letto da Veltroni sabato scorso, non ha contribuito al suo buonumore: soltanto il 25,2% degli italiani è sicuro di poter votare per il Pd, una percentuale allarmante se si pensa al 33,1% conquistato dal Pd alle Politiche della scorsa primavera, ma anche rispetto ai più diretti concorrenti. L’Italia dei Valori è attestata al 10%, con un boom rispetto al 4,3% delle Politiche (ma anche con una flessione dell’1% rispetto alla rilevazione pre-natalizia), i partiti della Sinistra radicale, seppur sommati, rivedono una discreta percentuale (5,7%), mentre crescono i consensi per l’Udc, che passa dal 5,7% al 6,4%. Sull’altro fronte, il Pdl resta stabile al 37,5%, con una Lega dilagante, all’11% che (sia pure virtualmente) segna il punto più alto nella storia del Carroccio.

Come se non bastasse, la settimanale classifica Ipsos sul gradimento dei leader politici continua ad essere guidata da Silvio Berlusconi (col 56,2%), ma Walter Veltroni (45,4%) cede il secondo posto a Pierferdinando Casini (46,7%), un personaggio che dopo essere stato letteralmente "cacciato" dal centrodestra, sta dimostrando una tenuta sulla quale nessuno era pronto a scommettere. Un sondaggio quasi uguale, sempre Ipsos, è stato presentato ieri sera a "Ballarò" dove era presente Veltroni, che ha commentato: «Dopo la nostra manifestazione di ottobre eravamo risaliti al 32%. C’è da riflettere, per me e non solo per me: la nostra gente non ama le divisioni interne, le vicende di alcune città, ma sono fiducioso che, come in altri partiti, si possa riprendere consenso. I leader politici durano 7-8 anni, con cadute e risalite. Noi abbiamo troppa fretta». Soru suo sfidante? «E’ bene che qualcuno scaldi i muscoli, conferma che non siamo un partito proprietario». Ma nel Pd il clima resta pesante. La conferenza programmatica, inizialmente fissata a metà febbraio sull’arco di tre giorni, è stata spostata al 17-18 aprile, a ridosso delle elezioni. Un escamotage per soffocare il dibattito? La risposta di Goffredo Bettini, braccio destro di Veltroni: «La conferenza sarà il momento per spazzare via un dibattito stravagante in cui si vede a rischio il progetto del Pd: non esiste che un partito metta in discussione la sua esistenza per una botta elettorale». Metter nel conto la possibilità di un "botta" ha dato la stura a freddure sulfuree. La più cattiva quella di Andrea Armaro, già portavoce di Arturo Parisi: «Le botte dovevamo darle, mica riceverle: oramai siamo a… Botta continua!».
E’ con uno sguardo a quei sondaggi da brivido che Veltroni ha incoraggiato la ripresa del dialogo col Pdl sulla riforma della legge elettorale per le Europee. Quando la sintonia tra loro era alta, Berlusconi e Veltroni si erano accordati su uno scambio: il capo del governo aveva incassato l’abolizione delle preferenze (con le quali teme che la rete di An riesca ad "pompare" più europarlamentari di Forza Italia) e in cambio aveva concesso una soglia di sbarramento (3 o 4%) grazie alla quale il partito di Veltroni contava di drenare 3-4 punti percentuali, da quei partiti (Pdci, Verdi, Ps, Sd, Verdi, Radicali) sicuri di non superare la soglia, o (come Rifondazione) molto incerti sulla possibilità di riuscirci. Accordo fatto saltare da Berlusconi due mesi fa, ma ora la trattativa si è riaperta. Veltroni l’ha affidata a Dario Franceschini, che ieri sera aveva un primo appuntamento riservato con i "delegati" di Berlusconi, Vito e Verdini. Si tratta su un sistema che consenta di integrare voto di preferenza e lista bloccata. Gli escamotage da rompicapo sinora architettati non hanno convinto D’Alema e dunque oggi Veltroni ha convocato un "caminetto" per dirimere la (per lui) decisiva questione.

Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

+ E i forzisti attaccano "Se insiste salta il Pdl" [1]

+ Fiducia sul decreto "anti-crisi", Fini striglia il governo: offende le Camere [2]

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200901articoli/40024girata.asp [3]