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Venerdì scorso, undici colpi alla nuca. Così i Marine massacrano una famiglia in Iraq

Un’intera famiglia irachena, dalla nonna di 75 anni, al nipotino di 6, uccisa con un colpo alla nuca dalle truppe statunitensi, i buoni. L’articolo dell’Unità [1] ricorda, a chiunque abbia coscienza storica, Sant’Anna di Stazzema e mille altri massacri compiuti dai tedeschi in Italia tra l’8 settembre e il 25 aprile. Ho scritto tedeschi e voglio continuare a scrivere tedeschi, per formazione, cultura e professione, ma risulta sempre più diffcile non scrivere nazisti. Apprezzo il lavoro del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, ma continuo a pensare che sia molto grave che il partito di riferimento del quotidiano, i DS, abbiano scelto di non partecipare alla manifestazione contro la guerra di sabato scorso. Se scrivono queste cose, di cosa hanno paura?

Dopo lo scandalo delle torture di Abu Ghraib, dopo quello della stanza delle torture di Saddam Hussein usate dai marine per gli interrogatori, l’esercito americano è sempre più sotto accusa per i suoi abusi. L’esercito americano ha ammesso di aver aperto un’inchiesta sull’uccisione di 11 persone da parte di militari Usa, avvenuto mercoledì scorso ad Ishaqi, a nord di Baghdad. Ad accusare i soldati statunitensi è la polizia irachena, ma ci sono anche testimonianze di giornalisti, e un’inchiesta del settimanale Time.

Le vittime facevano parte della stessa famiglia, dalla nonna di 75 anni al nipotino di sei. Cinque delle vittime sono bambini. Tutti uccisi a sangue freddo con una pallottola in testa. I cadaveri sono stati trovati con le mani legate e la casa è stata fatta saltare in aria. «Si è trattato senza alcun dubbio di un evidente e perfetto crimine», ha detto il colonnello Farouq Hussein della polizia irachena.

Le forze Usa hanno ammesso soltanto di 4 morti, tra i quali solo uno era un ribelle. Per catturarlo, i soldati hanno sparato sulla casa in cui si era rifugiato e nella sparatoria hanno perso la vita anche due donne e un bambino.

Ma non è la prima volta che l’esercito Usa viene accusato di uccidere a sangue freddo vittime innocenti. Proprio il numero di questa settimana del settimanale Time ha rivelato dell’uccisione a sangue freddo, nel novembre scorso ad Haditha, nell’Iraq occidentale, di 15 persone disarmate, tra cui 7 erano donne e 3 bambini, sulla base di prove raccolte dalla polizia irachena.

?Un mattino ad Haditha? aveva titolato il giornale americano per ricordare quel 19 novembre 2005, quando i militari del terzo battaglione della prima compagnia dei Marines, la compagnia Kilo, massacrarono a sangue freddo i civili nelle loro abitazioni. Quella mattina, un ordigno rudimentale esplose lungo la strada per Haditha, uccidendo due soldati e ferendone altri tre. L’indomani un comunicato dell’esercito americano da Ramadi fornì la sua versione ufficiale: un ordigno sulla strada aveva fatto saltare un blindato Usa, uccidendo un soldato e 15 civili. Le truppe americane hanno ammesso solo l’uccisione di quattro persone in tutto. Ma dalle testimonianze raccolte a gennaio, quando vennero sentiti testimoni oculari e operatori umanitari, emerse un’altra verità, rivelata dal Time, e cioè che i civili furono giustiziati nelle loro abitazioni in rappresaglia all’attentato dinamitardo compiuto dalla guerriglia. Alcuni corpi, come si vede da foto pubblicate dal giornale, indossavano il pigiama. L’irruzione nell’abitazione sarebbe avvenuta per vendicare la morte del militare ucciso.

A luglio è stata aperta un’inchiesta sul presunto omicidio di un cugino dell’ambasciatore iracheno all’Onu. L’uomo sarebbe stato ucciso a sangue freddo in casa sua, ad Haditha.