Come nasce una velina

Omero Ciai, il bravo giornalista della Repubblica che di mestiere si occupa di parlar male di qualunque cosa in America Latina non sia di gradimento del governo Bush o del Fondo Monetario Internazionale, mi piace. E’ una persona combattiva che difende con foga le sue tesi e qualche volta si impegna a che le cose che scrive coincidano con la realtà come a lui piacerebbe che fosse. Basta essere appena un po’ esperti di America Latina per “cacharlo”, scoprirlo, come direbbero i cileni… Da storico orale, so che quello di far coincidere la realtà col desiderio è un bisogno primario dell’essere umano. Ma per Ciai sembra una necessità vitale

Quando gli si fa notare che non sempre la realtà può essere aggiustata a suo piacere, si sbraccia molto, con me e con la redazione di Latinoamerica, a volte con maniere un po’ spiccie. Ma è un bravo giornalista. E ci fornisce delle dritte indispensabili per capire come da una notizia inesistente sia riuscito a scrivere un’intera pagina su Repubblica. Vediamo di capire come:

Riguardo l’articolo nel quale Ciai afferma -senza fornire alcun numero o dato- che sarebbe in corso un esodo di giocatori di baseball cubani verso gli Stati Uniti ed un contestuale piano del perfido governo castrista per estirpare il baseball, uno sport troppo yankee secondo Ciai, e sostituirlo col cricket, vanno aggiunti alcuni dettagli oltre a quello che ho già scritto mercoledì 15 nell’articolo Se questo è giornalismo.

IL CONTESTO è che il baseball a Cuba è lo sport nazionale. Non è una cosa yankee come da noi. E’ la pelota! Lo giocano tutti i bambini dalla nascita. E’ come dire che oggi in Italia o in Brasile chi gioca o segue il calcio lo faccia per anglofilia… Eppure un Omero Ciai antitaliano scriverebbe proprio così: il calcio è uno sport troppo inglese per gli italiani!

A Cuba il béisbol è una cosa cubana! E Cuba vince da sempre mondiali e olimpiadi a ripetizione. Gli Stati Uniti no. Perfino quando mandano i professionisti prendono schiaffi, come successe nella finale di Atlanta nelle Olimpiadi 1996. Purtroppo l’etnocentrismo razzista del quotidiano La Repubblica impedisce di capire che non tutto nasce e finisce in Europa e negli Stati Uniti. Nessun governo cubano avrà mai interesse ad estirpare il baseball. Ma Ciai, nella sua supponenza, non può limitarsi a far passare Castro come un tiranno. Deve anche farlo passare per un tiranno deficiente.

LA NOTIZIA è che Bush ha tentato in tutti i modi di escludere la squadra cubana dal mondiale di baseball ma ha ricevuto fischi e pernacchi da tutto il mondo. Alla fine Cuba ha partecipato. Omero Ciai non ne scrive neanche una riga, neanche per difendere Bush. Meglio stendere un velo pietoso. Risultato: Cuba in semifinale, Stati Uniti eliminati.

La SUBNOTIZIA, minorissima, appena una curiosità, presa da un quotidiano inglese, è che a Cuba qualcuno si diverte a giocare a cricket. Se è per questo alcuni cubani si divertono anche a giocare a calcio. Il massimo risultato della storia è che una volta, per sbaglio, hanno vinto una partita con St. Kitts & Nevis. I cubani “a pallone” sono penosi mentre “a pelota” sono i migliori del mondo. Fattene una ragione.

Non c’è notizia dunque o semmai la notizia è scomoda. Ma a Repubblica bisogna fare il giornale tutti i giorni. E Omero Ciai, il giornalista, ha addirittura una pagina bianca da riempire. Potrebbe scrivere ancora della Bachelet. Potrebbe scrivere della Costituente in Bolivia, potrebbe scrivere della crisi tra Uruguay e Argentina o di mille altre cose ma lui no. Lui, che sta a Buenos Aires, vuole scrivere su Cuba. Che nella sua lingua vuol dire CONTRO CUBA. Ma non c’è nulla di nuovo da dire contro Cuba.

Ma Omero Ciai, il combattivo anticastrista, si trova di fronte una pagina bianca e vuole ardentemente scrivere qualcosa contro Cuba.

Il giornalista Ciai non sa di cosa scrivere fino a quando al combattivo anticastrista Ciai non viene un’illuminazione. Legge un’agenzia: la nazionale cubana di baseball è partita alla volta degli Stati Uniti per giocare i mondiali. Anche quella italiana è partita, così come quella coreana, giapponese, olandese, australiana, perfino la sudafricana. Ma a Ciai interessa solo quella cubana.

Come sono partiti? Con un volo regolare. Sicuri proprio che non sono partiti con una balsa? No, volo regolare. Sicuri che non hanno rischiato la vita nella traversata? No, il cielo era limpidissimo. Sicuri che non sono scappati? No, era un aereo regolare, sono partiti tra due ali di folla, con Fidel che li salutava e la banda che suonava l’inno nazionale.

Non è possibile… deve aver pensato sospettoso il combattivo anticastrista Ciai. Non è possibile che 35 cubani (la nazionale di baseball) vadano liberamente negli Stati Uniti… Sicuramente stanno per chiedere asilo politico, fiuta il bravo giornalista Ciai.

E’ un esodo! Un esodo verso la libertà! E poi, poveri cubani, lo sanno tutti che sono obbligati con la forza dalla perfida dittatura castrista a giocare a baseball ! Lo sanno tutti che la loro vera natura è quella di giocare a cricket!

Eccoci, eccoci ci siamo, deve aver gridato Ciai al telefono con Alessandro Oppes, un altro mito vivente del giornalismo antiamericano. Allora, Alessandro, scriviamo così:

Siccome c’è un esodo di giocatori di baseball cubani verso gli Stati Uniti, dev’essere il perfido Fidel a star fomentando il cricket per sostituire il baseball che è troppo yankee! Evviva! Ci siamo Oppes! Sei un genio, Ciai! Tanto in Italia non lo sa nessuno che ci sono i mondiali di baseball!

Di fronte all’esodo di giocatori cubani verso gli Stati Uniti il perfido Fidel vuole estirpare il baseball da Cuba e sostituirlo col cricket!

Da una non notizia inventata, così nasce una pagina intera su La Repubblica. Se a Cuba fondassero una squadra di Curling, La Repubblica scriverebbe che Fidel progetta di spostare Cuba oltre il circolo polare antartico per allontanarla dagli Stati Uniti.