Sugli schedatori di professione, il sesso di Carotenuto (sic) e l’antisemitismo

Sento la necessità di elevare al rango di post quanto ho inserito come commento qui.

Il qui presente Gennaro Carotenuto vuole affermare che è stufo marcio di essere messo alla gogna da giorni. Di essere insultato in forma anonima e pubblica, del vedersi dato dell’ "infiltrato", del "manipolatore", di essere "pagato dagli ebbbrei", di "essere complice dei massacratori" e potrei continuare a lungo.

Sfido chiunque a trovare in questo sito una sola parola che non condanni il terrorismo di Stato israeliano.

Detto questo è necessario ribadire quello che dovrebbe essere chiaro a qualunque persona intellettualmente onesta. Che l’antisemitismo è l’archetipo del razzismo insito nella cultura occidentale e che nel suo virus c’è tutto, l’anticosmopolitismo, la reazione, la discriminazione del diverso, a partire dalle donne e che, se  il terrorismo di Stato è un problema dello stato di Israele, l’antisemitismo è un problema nostro, di tutta la cultura Occidentale, non di una parte politica e chi lo nega o afferma che il problema sia superato, sta negando la radice del male.

Ripeto, sfido chiunque a trovare in questo sito una sola parola che non condanni il terrorismo di Stato israeliano, ma quantunque la pensassi esattamente all’opposto, sono gli argomenti e non la delegittimazione, le menzogne, gli insulti e la gogna il mezzo per confutare tesi discordi dalla propria. Sono i fatti, le circostanze, i dati. Alla propaganda per la quale chiunque critica Israele è antisemita si contrappone una inaccettabile chiamata di correo per la quale chiunque non assume posizioni uguali e contrarie è un torturatore e un complice.

Devo tristemente ammettere di avere difficoltà a sopportare ancora per molto tanta pochezza per la quale chi la pensa al 99% in maniera identica alla nostra diventa improvvisamente un essere abbietto da schiacciare, delegittimare, schedare (attenzione a Carotenuto, Carotenuto è ambiguo, infiltrato, leggo in giro, e non da oggi) per quell’1% che ce ne differenzia.

Insieme a tutta la Rete di lettori/autori di Giornalismo partecipativo, Doriana, Raffaele, Annalisa, Fosca, Guido (Dario che lavora dietro le quinte) e tutti gli altri che non riesco a nominare, abbiamo veicolato in questi giorni alcuni documenti tra quelli che di più sono circolati in Rete su quanto sta avvenendo in Palestina, si veda il video sulle marce pacifiste in Israele oppure la traduzione di Paolo Roversi sulla visione di Hamas (che pure mi lascia personalmente scettico) e sono orgoglioso di quanto stiamo facendo, proprio per la pluralità, per il dubbio, per la molteplicità dei contributi e per la partecipazione che prefigura una forma di informazione dove il vento soffia in molte direzioni e non in una sola.

Un’informazione così antitetica e non per questo meno schierata o che fa più sconti rispetto a quella di chi sa sempre tutto, sa sempre chi è l’amico e chi il nemico, cosa è bianco e cosa è nero. Che si chiami Emilio Fede o sia membro dell’ultimo partito comunista sono uguali perché figli di un pensiero unico uguale e contrario, ma altrettanto intollerabile.

Alla faccia dei commissari politici, dei complottisti, degli schedatori di professione e dei kapò.