Per “la Repubblica” una ragazza in bikini fa più notizia di 5.300 morti ammazzati

missnarco Laura è Miss Sinaloa, o qualcosa del genere, che è all’incirca come dire Miss San Benedetto del Tronto. Ma Laura, una bella ragazza messicana (chi l’ha detto che i messicani sono brutti?), sarebbe anche implicata nel narcotraffico fino ad essere arrestata.

La notizia dell’arresto di Laura (non è né Paris Hilton né Carla Bruni e anche il gossip avrebbe le sue gerarchie) non ha alcuna rilevanza internazionale. Laura non è nessuno. Ma per il quotidiano italiano “la Repubblica” anche questa “miss nessuno”, rigorosamente decontestualizzata dal dramma messicano, basta che sia procace e stia in bikini, può essere sbattuta come mostro in prima pagina, fottendosene della presunzione di innocenza, e con una fantasia inversamente proporzionale al buon gusto, visto che l’hanno già ribattezzata “miss droga”.

Quello che però causa più disgusto è che quest’anno in Messico ci sono stati 5.300 morti ammazzati per la guerra dei narcos senza che “la Repubblica” battesse ciglio. Ci sono stati centinaia di decapitati, sono morti ammazzati centinaia di poliziotti (nove l’altro ieri solo nel Guerrero) e svariati giornalisti senza che il maggior quotidiano italiano di centro-sinistra si preoccupasse minimamente di informare i suoi lettori.

“La Repubblica” è stato il primo giornale italiano col “Sole24Ore” ad avere un progetto giornalistico per l’online. Ha avuto grande successo fin dalla metà degli anni ‘90. Ma il modello di business del giornalismo online è al ribasso, non produce utili e i quotidiani sono convinti che per produrne bisogna offrire giornalismo popolare, leggero, riduzionista, gossip, voyerismo, miss maglietta bagnata. C’è bisogno di aumentare i click con un giornalismo leggerissimo e del quale il cartaceo si vergognerebbe, per il quale la gerarchia delle notizie è stravolta riproducendo anche in Internet un precipizio qualitativo che è la morte stessa del giornalismo.

Se il giornalismo ha un futuro con Internet, se Internet è il futuro dell’informazione, non ne è questo il segno. Se solo il voyerismo per Laura, la bella (presunta) narcotrafficante, riesce ad aprire una finestra sul dramma messicano questo non è più giornalismo, è intrattenimento, è “la vita in diretta”. Ma almeno avvertite i lettori che avete cambiato mestiere.