Meno male che Silvio c’è

Il premier al massimo della fiducia Tremonti, Gelmini, Brunetta: le starSondaggio IPR marketing per Repubblica.it sulla fiducia al governo

Il Presidente del Consiglio mai così in alto da maggio. Stabile il governo

Il premier al massimo della fiducia Tremonti, Gelmini, Brunetta: le star

Tra i partiti bene l’Udc e Di Pietro. Il Pd per la prima volta sotto il 30 pee cento
di CLAUDIA FUSANI

ROMA – Un uomo solo al comando, si chiama Silvio Berlusconi: il 62 per cento degli italiani ha fiducia in lui come premier, come leader e come capo del governo. Nonostante la crisi economica, nonostante le pessime notizie che arrivano dal fronte della spesa pubblica, del costo della vita e dell’inflazione. Nonostante governi a colpi di decreti e fiducie, abbia traslocato palazzo Chigi a palazzo Grazioli, la sua residenza privata, e tutto il modo di procedere di questo governo sia sempre più simile a una gestione aziendale e il consiglio dei ministri a un consiglio di amministrazione. Nonostante, ancora, i lodi che via via “salvano” lui in quanto premier (Alfano), i manager (lodo Cicolani-Paravia) e l’anziano giudice Corrado Carnevale, quello che in Cassazione “ammazzava” le sentenze di mafia, che definì Giovanni Falcone “un cretino” e che potrebbe diventare primo presidente della Cassazione.
Nonostante tutto questo, che sono i capi d’accusa secondo l’opposizione, il gradimento di Silvio Berlusconi cresce di due punti e non è mai stato così in alto dall’inizio della legislatura. Lo dice il sondaggio IPR marketing per Repubblica.it. Le interviste sono state effettuate il 13 e il 14 ottobre, hanno coinvolto mille cittadini italiani residenti in Italia e disaggregati per sesso, età ed area di residenza. Ha risposto il 93 per cento degli intervistati. Il sondaggio misura la fiducia anche nel governo (costante, 54%) e in ogni singolo ministro. Nella squadra di palazzo Chigi, Giulio Tremonti strappa il trono a Roberto Maroni grazie a un balzo in avanti di cinque punti percentuale.

Silvio, prima di tutto. IPR marketing ha misurato con costanza mensile, dall’8 maggio giorno in cui il governo ha giurato, la febbre della fiducia nel premier da parte degli italiani. E mai era arrivata al 62 per cento, due punti percentuale in più rispetto al 15 settembre (60%), nove in più rispetto alla partenza. Il Cavaliere è stato sempre in costante crescita tranne nella rilevazione di metà luglio. Tiene anche la squadra di governo: il suo gradimento resta costante (54%) rispetto a un mese fa, a maggio era partita dal 49 per cento. In generale si può dire che il momento di maggiore difficoltà per il team di Berlusconi sia stato a luglio, nel pieno della discussione sulla legge sull’immunità alle più alte cariche dello stato.
Giulio batte Roberto. Piccoli terremoti in vetta alla classifica del gradimento nei confronti di ogni singolo ministro. Per la seconda volta Giulio Tremonti conquista il podio più alto (la prima fu a giugno) scalzando per un punto percentuale il collega dell’Interno Roberto Maroni. Il professore ha dimostrato, così almeno dice il sondaggio, di saper tenere dritta la barra nelle tempeste economiche e finanziarie di queste settimane. Soprattutto ha dimostrato che il suo pessimismo, quello per cui ha spiegato di aver blindato a luglio la finanziaria perché in autunno ci sarebbero state tempeste, era fondato e motivato. Gli italiani ricordano e lo premiano. E’ sotto di un punto, ma costante rispetto al mese prima, Maroni che tiene duro su immigrazione, lotta alla criminalità e la spunta sul collega alla Difesa Ignazio La Russa circa l’impiego di militari lungo il litorale Domizio per fronteggiare i casalesi.

<b>Il premier al massimo della fiducia<br/>Tremonti, Gelmini, Brunetta: le star</b>

Brunetta incalza. A quanto pare possono di più i tornelli d’ingresso per i dipendenti di palazzo Chigi, la campagna sui fannulloni e il piano di taglio dei costi della burocrazia che non la previsione di non assumere un terzo dei ricercatori con contratto a termine. O, in parte c’entra un po’ anche lui, la privatizzazione delle università. Renato Brunetta, che firma entrambi i provvedimenti, cresce di due punti percentuale (60% di gradimento), sale al terzo posto della classifica, a parità con il titolare della Farnesina Franco Frattini (60%), e si conferma in assoluto il più gradito della squadra di governo. A maggio era al palo, al 45%, tra i più bassi. A giugno, con la campagna sui fannulloni, era già schizzato al sessantuno per cento, secondo solo a Berlusconi.
Stabili Sacconi e Alfano. Alitalia, nel cui decreto era stato infilato lo scherzetto del lodo salva-manager, e riforma della giustizia non pesano sul termometro della fiducia dei titolari del Welfare e Giustizia. La lunga e drammatica trattativa sulla cessione a Cai della compagnia aerea nazionale, il pugno di ferro di Sacconi contro quello di velluto di Letta (non misurato in quanto non è ministro) non spostano il gradimento (58 per cento) nei confronti del ministro del Lavoro. Gradimento che addirittura migliora (di due punti fino ad arrivare al 54%) nei confronti del ministro Guardasigilli le cui rivoluzioni su giustizia, indagini, intercettazioni e lodi vari – a favore dei parlamentari e del giudice Carnevale – incontrano, a quanto pare, il favore degli intervistati.
Mariastella Gelmini, è nata una stella. Proprio così, altro che grembiuli, maestri unici e otto miliardi di euro di taglio alla scuola pubblica. La giovane ministra della Pubblica Istruzione mette a segno in questo mese il balzo in avanti più consistente,quattro punti (42%) contro i cinque di Tremonti. Eppure le città sono piene di cortei, manifestazioni e sit in. Tutti contro “Santa Ignoranza” che ha il volto gentile del ministro.
Carfagna, sempre meglio. Il ddl sul federalismo non porta voti ai leghisti: Bossi e Calderoni, che di quella legge sono i depositari, restano stabili, anzi il Senatur scende di un punto. Piacciono, invece, la legge sulla prostituzione e quella sullo stalking (minacce telefoniche), fiori all’occhiello del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna che guadagna due punti, arriva al 44 per cento e non era mai stata così in alto nei sondaggi di IPR marketing.
E nel dettaglio… Il sondaggio questa volta cerca di andare oltre la semplice fiducia e di individuarne i motivi sulla base di quattro indicatori: determinazione, sincerità, competenza e capacità comunicativa. Combinando i risultati, vince alla grande Renato Brunetta: è il più sincero e il più determinato; è al secondo posto per la competenza e al terzo per la capacità comunicativa. Un trionfo. Lo segue Maroni, grande comunicatore, semplice, schematico, la concessione dell’occhialino rosso che non guasta. Tremonti risulta il più competente ma resta in fondo (rilevate solo le prime cinque posizioni) su sincerità e comunicativa.
La fiducia nei partiti. La più premiata è l’Udc (ma non c’era ancora la notizia del sindaco arrestato in Calabria per collusione con l’ndrangheta) che sale di cinque punti percentuali (25%). Il partito di Casini resta ultimo preceduto dalla Lega stabile al 30%. Si muove la situazione in testa. Primo il partito del Popolo della Libertà (54%), seguito da Di Pietro il cui gradimento cresce di due punti (46%). Perde invece un punto e va per la prima volta sotto il 30 per cento il Partito Democratico. A maggio era al 38 per cento. Non bello un anno dopo il trionfo delle primarie.