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Verona: Flavio Tosi, la svastica sì, la bandiera della pace dei missionari no!

300px-Bandiera_della_Pace Una manifestazione per la pace degli anni scorsi a Verona - da Nigrizia [1]La notizia arriva da Unimondo [2], ed è un segnale grave del salto di qualità nella distruzione delle libertà civili in un paese governato dal Partito delle Libertà. A Verona il sindaco Flavio Tosi (quello che aveva imposto un neonazista all’Istituto storico della Resistenza) ha proibito ai missionari comboniani di esporre la bandiera della pace.

Nel leggere notizie così stupidamente gravi si viene assaliti da una vertigine. Nell’illusione della democrazia rappresentativa staremmo accettando supinamente lo svuotamento e la distruzione della stessa? C’è più analfabetismo democratico nel sindaco di Verona Flavio Tosi e di chi l’ha votato nel conculcare il diritto civile di esporre un simbolo di pace, o c’è più una cosciente politica dello strappo, del fatto compiuto nella costruzione di un regime illiberale? (gc)

Verona: no del Comune alla bandiera della pace dei missionari

“Dispotica e ridicola”: così la ‘Carovana missionaria della pace [3]‘ definisce l’amministrazione comunale di Verona che dopo mesi di tergiversamenti nei giorni scorsi ha concesso alcuni spazi cittadini alla manifestazione promossa dalle realtà missionarie nazionali, ma con il vincolo di omettere l’esposizione della bandiera della pace, perché – secondo l’amministratore del sindaco Tosi – “in questi anni è stata trasformata nel simbolo dell’estrema sinistra”. A denunciare la vicenda è il sito di ‘Nigrizia’ [4], la rivista dei missionari comboniani tra i promototi della carovana.
“Colto da una repentina smania di igiene totale e di pensiero unico, l’esecutivo scaligero ha deciso di fare la guerra, oltre che ai poveri e agli ultimi, anche alla bandiera della pace. Per questa giunta, infatti, una manifestazione pacifista si può fare a Verona solo se non si sventolano i colori dell’arcobaleno” – scrive Gianni Ballarini della redazione di ‘Nigrizia’.
Nella dettagliata ricostruzione della vicenda, Ballarini spiega che dopo tre mesi di tergiversamenti, il 17 settembre scorso la giunta comunale scaligera ha risposto alla richiesta dei missionari di utilizzare una piazze e una sala pubblica della città per la manifestazione – programmata a Verona per 28 settembre negando il permesso di poter usufruire dei due spazi pubblici. La decisione rimessa in discussione due giorni dopo, quando l’assessore all’Edilizia e al Turismo Vittorio Di Dio ha comunicato per lettea protocollata agli organizzatori il ripensamento della giunta, ma “con il vincolo di omettere qualsivoglia riferimento partitico e di esporre unicamente bandiere istituzionali”. Tra queste appunto la “bandiera della pace” perché – come lo stesso assessore Di Dio ha comunicato telefonicamente al direttore del Centro missionario diocesano (Cdm), don Giuseppe Pizzoli – sarebbe stata “trasformata in questi anni nel simbolo dell’estrema sinistra”.
A nulla è valsa la lettera di risposta di don Giuseppe Pizzoli all’assessore nella quale, dopo aver evidenziatoche che la Carovana “è un’iniziativa di natura ecclesiale e quindi libera da qualsiasi partecipazione partitica” precisa che la bandiera arcobaleno “è stata usata già negli anni ’80 dal movimento ‘Beati i costruttori di pace in quanto richiamo all’arcobaleno biblico, ponte di pace fra Dio e l’umanità, ed è poi venuta ad avere un significato particolarmente forte all’inizio di questa decade con la campagna ‘Pace da tutti i balconi’ richiamando ancora una volta un ponte tra il Dio della Pace e tutti “gli uomini di buona volontà” (ricordando il canto degli angeli a Betlemme)”. “Il fatto che questo simbolo sia anche stato abusivamente assunto da una parte politica con quella che potrebbe essere considerata una appropriazione indebita, ci rammarica – specifica don Giuseppe Pizzoli – ma non ci toglie il diritto di continuare a considerare e ad usare la bandiera ‘della pace’ come il simbolo e l’espressione propria del nostro movimento ecclesiale in favore della pace, dono di Dio per gli uomini e per tutti i popoli”. Dopo aver ribadito di trovare inaccettabile il vincolo posto, il direttore del Cmd ha chiuso la lettera annunciando a Di Dio di rinunciare alle richieste fatte: “Preferiamo mantenere la nostra libertà e autonomia a svolgere le nostre manifestazioni in ambienti ecclesiali”.
Iniziata nell’anno del Giubileo del 2000 [5] con una manifestazione a Verona per sottolineare il ‘Giubileo degli oppressi’, la ‘Carovana missionaria della pace [3]‘ è promossa dagli Istituti Missionari nazionali e dai Centri Missionari Diocesani, con il sostegno del Segretariato Unitario di Animazione Missionaria.
Lo slogan quest’anno è “Liberare la Parola”, cioè – soprattutto per i cristiani – “saper di nuovo ascoltare e diffondere lo scandalo della Buona Notizia del Vangelo” – spiegano i promotori. “La scelta dell’itineranza, poi, dà modo di andare incontro all’altro, vincendo le abitudini, esponendosi all’autocritica, superando il rischio dell’immobilismo e della rassegnazione. L’itineranza ci induce a misurare le distanze tra le diverse culture e condizioni sociali, e a mettere meglio a fuoco parole come legalità, rifiuti, acqua, territorio, immigrazione, cittadinanza, memoria”.
La Carovana quest’anno inizia oggi e muove da tre diverse aree geografiche del Paese [6]: Sud (Puglia, Campania, Calabria, Sicilia) – Centro (Toscana, Lazio) – Nord (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia) per ricongiungersi a Roma il 4 e 5 ottobre, con l’evento conclusivo della Celebrazione Eucaristica all’Abbazia delle Tre Fontane. Tre i temi principali che saranno affrontati:l’acqua come diritto [7], il controllo del commercio di armi [8] el’immigrato come persona [9]. Al riguardo la Carovana rilancia la lettera della ‘Commissione Giustizia, Pace e integrità del Creato della Conferenza degli Istituti Missionari Italiani’ che esprime il “dissenso nei confronti di ogni criminalizzazione dei migranti. Sostiene l’abbandono di ogni forma di discriminazione e il ritorno alla solidarietà e alla accoglienza come valori fondanti la nostra società”. [GB]

Fonte: http://www.unimondo.org/article/view/159548/1/ [10]