La storia creativa di Felipe González

Felipe Pinochet González

Stavolta Don Felipe González, l’ex-presidente del consiglio socialista spagnolo, da vent’anni lobbista per tutte le multinazionali spagnole in America latina (da Repsol a Iberia, da Telefónica alla repellente Unión Fenosa), l’ha sparata troppo grossa: “Augusto Pinochet [in Cile] rispettava i diritti umani più di Nicolás Maduro [in Venezuela]”. Con tutto il gusto possibile per il paradosso, e con le possibili differenze di valutazione sulla situazione della democrazia venezuelana, entriamo nel campo dell’inaccettabile e dell’insultante.

Cosa possa portare un uomo che passò la gioventù sotto la dittatura di Franco a paragonare il perfettibile, forse problematico, per qualcuno esecrabile governo Maduro con il simbolo in terra del Terrorismo di Stato è del tutto chiaro: enormi interessi economici, supportati da una dittatura mediatica mainstream che consente di rappresentare realtà virtuali a fini politici eversivi. A ciò si aggiunga che di violazioni dei diritti umani e di terrorismo di Stato il nostro ne sa parecchio. Fu lo stesso Felipe González, all’epoca inquilino del palazzo della Moncloa, il mandante del GAL, il più terribile caso di terrorismo di stato in Europa Occidentale, con l’assassinio extragiudiziale di decine di persone nel Paese basco, una dozzina delle quali non avevano nulla a che vedere con i terroristi dell’ETA. Se González non fu mai processato per il GAL è solo per l’apposizione del segreto di Stato da parte del suo successore e sodale in affari José María Aznar.

Con rispetto profondo ricordo ora e sempre gli oltre 3.200 tra assassinati e desaparecidos della dittatura cilena, i 40.000 tra torturati e prigionieri politici attestati dalla commissione Valech e il forse mezzo milione di esiliati, la memoria dei quali è stata offesa ieri da Felipe González.

Periodicamente, iperboli analoghe a quella di Felipe González vengono fatte dalle destre golpiste dal Brasile all’Ecuador, dalla Bolivia all’Argentina, dove pochi mesi fa la presidente Cristina Fernández fu addirittura data per settimane come sicura mandante dell’omicidio di un giudice. La verità ancora una volta è che ha ragione il filosofo messicano Fernando Buen Abad a parlare di “Piano Condór mediatico contro l’America latina”. Quel Felipe González che paragona Maduro a Pinochet, è quello stesso che definì Carlos Andrés Pérez, l’ex-presidente venezuelano, vicepresidente in carica dell’Internazionale socialista quando nell’89 fece massacrare in 48 ore alcune migliaia di persone in quello che passò alla storia come il Caracazo, come “instancabile lottatore per la libertà e la giustizia”.

Non mi pronuncio sul processo penale che ha portato alla condanna a tredici anni di carcere del politico antichavista Leopoldo López e per il quale Felipe González si straccia le vesti. Noto solo due cose: la prima è che l’estremismo di destra di López, tra i golpisti del 2002, è curiosamente convertito in “centro-sinistra” dai media per renderlo vendibile sul mercato europeo. La seconda è che sia di un cinismo terrificante il fatto che, per quelli che non vedono l’ora di archiviare il “decennio progressista” in America latina, i 43 morti causati dalla “guarimba”, la protesta insurrezionale, armata e violenta fino all’eversione della quale López era dichiaratamente e inoppugnabilmente alla testa, siano un dettaglio insignificante.