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Da Paulo Coelho a Ronaldo al governo tedesco: le previsioni più catastrofiche (e sbagliate) sulla Coppa del Mondo in Brasile

brasil2014 [1]

Riduco/traduco da Carta Maior un divertito pezzo [2]di Najla Passos sulle più catastrofiche e a volte spassose previsioni sulla Coppa del Mondo in Brasile, un paese spesso descritto ad arte come vicino alla guerra civile. Ne riprendo in particolare quattro, sintetizzo ma consiglio le altre e dico telegraficamente la mia: per mesi hanno trattato le opinioni come fatti (gc).

1) Il mago Paulo Coelho: «le proteste condizioneranno la Coppa del Mondo».

Il noto guru brasiliano residente in Svizzera, Paulo Coelho, ha dichiarato: «le proteste esploderanno durante la competizione e condizioneranno la Coppa del Mondo. Ci saranno più persone fuori agli stadi a protestare che dentro. La FIFA mi ha mandato i biglietti ma io non verrò». In compenso può ancora realizzarsi almeno una parte della previsione tecnica dell’alchimista: la favorita è la Spagna e il Brasile rischia seriamente di non vincere.

2) L’ex stella del calcio Ronaldo, vicino al candidato presidenziale di destra Aécio Neves, si è apertamente schierato dalla parte della FIFA (poi capite perché Maradona resta una perla ndr) contro il governo del proprio paese: «provo vergogna per il mio paese». Occhio, una volta cominciata la coppa ha fatto macchina indietro e giovedì ha dichiarato: «non ho mai criticato l’organizzazione della Coppa. Ho detto solo che poteva essere migliore. Ma adesso che è cominciata stiamo vivendo un sogno».

3) Il Ministero degli Esteri tedesco, sei settimane prima dell’inizio ha lanciato un alert dove il Brasile viene descritto come un paese senza legge dove il turista è continuamente a rischio. In particolare i cittadini di quel paese vengono messi in guardia dalle prostitute, membri di organizzazioni criminali e quindi pericolose ben più di quelle europee. Finora e speriamo che così continui, le strade brasiliane sono piene di crucchi festanti che non hanno fatto troppo caso ai consigli.

derspiegel [3]4) Il Der Spiegel (Carta Maior non si è dilungata troppo nello spoglio della stampa estera, altrimenti avrebbe dovuto scrivere un libro) titola addirittura macabro: «la morte e il gioco» e descrive i mondiali brasiliani come un fallimento annunciato con partite in scacco per le proteste, la violenza di strada, le difficoltà di trasporti, i problemi di stadi e aeroporti: un allarme rosso raccomandando agli europei di non andare in Brasile.

Poi cominciano i Mondiali, tutto funziona bene e perfino il mainstream è costretto a far macchina indietro. Per il New York Times è «un immenso successo», Le Monde parla di «miracolo brasiliano», l’Economist ammette che le aspettative sono superate e perfino El País (insolito!) è costretto a riconoscere che avevano esagerato a vaticinare catastrofi.

Tornando alle cassandre locali, per il regista Arnaldo Jabor, con chiaro riferimento alle elezioni di ottobre: «la coppa del mondo dimostrerà al mondo la nostra incapacità. Ci stiamo giocando l’immensa fortuna del paese a causa dell’ideologia vergognosa [che ci governa] e che non esiste più in nessun luogo. La Coppa del Mondo giunge alla vigilia della caduta del nostro Muro di Berlino».

Un’altra regista brasiliana, Carla Dauden, residente a Los Angeles, aveva bucato la Rete con un video con più di 4 milioni di visualizzazioni nel quale spiegava scandalizzata perché lei non sarebbe andata a vedere la Coppa. Ha cambiato idea ed è stata avvistata più volte negli stadi, arrampicandosi sugli specchi in Twitter per spiegare che non poteva perdersi questa esperienza.

La giornalista sportiva Marilia Ruiz invece, che sosteneva che i brasiliani si sarebbero dovuti vergognare dell’organizzazione della coppa del mondo, mostrava tutto il suo razzismo nell’affermare: «l’unico sollievo è che la Coppa ci tocca dopo il Sud Africa. Così che gli inviati faranno il confronto con quella e non con i mondiali in Germania. Altrimenti la vergogna sarebbe stata al cubo». Il senatore conservatore Álvaro Dias, anche lui impegnato a pubblicare sue foto felice negli stadi, fino a ieri dichiarava: «la Coppa sarà un fallimento totale, i turisti non verranno, gli aeroporti non saranno pronti e perderemo un sacco di soldi». Il musicista e attore Ney Matogrosso, nel dare numeri ai quali CGT… in diretta alla TV portoghese concluse pensoso: «spero che di fronte a questi dati finalmente i poveri inizino a riflettere». Non poteva poi mancare l’ex-presidente neoliberale Cardoso: «la coppa sarà il simbolo dello spreco di denaro pubblico [4]». I calcoli dicono altro [5], ma qui vale soprattutto il principio ideologico per il quale i soldi pubblici non debbano servire né per gli stadi né per lo stato sociale.

Infine c’è l’attivismo sabotatore per dare un aiutino alle profezie catastrofiche ad avverarsi: in molti, nell’opposizione e nelle imprese multinazionali, avevano previsto che il paese non potesse reggere i consumi elettrici previsti per la Coppa. Così era stato creato un gruppo in Facebook per massimizzare i consumi di elettricità durante gli inni nazionali delle partite in modo da provocare ad arte dei black-out durante le partite per danneggiare il paese. Il gioco non è finora riuscito.

Per il settimanale Veja, e chiudiamo, che negli ultimi anni ha dedicato decine di servizi a vaticinare catastrofi, vi sarebbero stati addirittura «calcoli matematici che rendevano impossibile che gli Stadi fossero pronti in tempo» arrivando in una copertina a fissare nel 2038 il momento nel quale i lavori potevano terminare e la Coppa cominciare. Fino a che, con fiuto giornalistico, si sono convertiti e l’ultimo numero titola: «Solo gioia finora».

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