Da Adro a San Siro, piccole vittorie e sconfitte contro la discriminazione

Buona notizia quella che il sindaco leghista di Adro Oscar Lancini, il ras bossiano del paese in provincia di Brescia, che nel 2010 aveva deturpato la scuola pubblica del paese con ben 700 simboli del suo partito, sia stato condannato a risarcire i danni pagando personalmente 7.400€, oltre 10.000 in solido con i fiancheggiatori della sua giunta. Per la CGIL è una sentenza importante che afferma che non si può contaminare la scuola pubblica con simboli discriminatori. In realtà al discriminatore bresciano è andata molto bene perché è stato condannato a pagare la sola bonifica della scuola. Per deturparla infatti, il sindaco che riconosceva come unica autorità Umberto Bossi, aveva speso ben 230.000 € di soldi pubblici, pagati da cittadini di tutti i partiti e di tutta Italia.

Ciò avviene nel momento nel quale il paese sta perdendo la battaglia sul razzismo (generico e territoriale) negli stadi. Gli ultras, è successo ieri a San Siro, sfidano la legge e pretendono il diritto di razzismo e quello di ingiuriare in una zona franca dove le leggi dello stato non varrebbero. Rappresentano addirittura tale sfida come una battaglia per la libertà d’espressione: libertà d’ingiuria, libertà di discriminazione. Un po’ come il sindaco di Adro pretendeva di far passare un simbolo d’odio e discriminazione quale il sedicente sole delle alpi come “tradizione” e cultura locale. Anche allo stadio gli ultras evocano il diritto all’ingiuria come tradizionale e parte di una presunta “mentalità ultras” che andrebbe rispettata.

Trovano in questo autorità calcistiche e una fogna di opinatori televisivi pronti a vendere la madre per un’ospitata, conniventi se non complici in un paese senza freni inibitori. Da una parte dicono che i responsabili sarebbero quattro gatti (e quindi facilmente individuabili, perseguibili a norma di legge e riducibili al silenzio), dall’altra da questi quattro gatti appaiono ipocritamente terrorizzati (li ricatterebbero) facendosene in realtà complici.