- Gennaro Carotenuto - https://www.gennarocarotenuto.it -

E perché Angela Merkel non sarebbe un pericolo per la democrazia?

Questa domenica, nelle elezioni politiche di un’importante nazione, la candidata uscente ha stravinto le elezioni per un terzo mandato e governerà per altri quattro anni con agio appoggiata da un crescente successo di popolo. Il consenso ottenuto da questa donna è evidentemente frutto di uso a piene mani di clientelismo, corruzione e politiche demagogiche. Visto che governa dal 2005, questa donna, che è evidentemente ossessionata dal potere, al quale appare legata oltre ogni logica e decenza, scavalcherà il muro dei 10 anni di governo, dimostrando di essere un pericolo per la democrazia e il pluralismo. Anche se non abbiamo alcuna prova, è evidente che il risultato elettorale sia viziato da brogli. Me lo ha detto mio cugggino che, vivendo sul posto, sa come vanno queste cose.

Tale risultato è evidentemente pericoloso per la democrazia di quel paese, che, con la perpetuazione della stessa persona al governo, è ormai un simulacro di se stessa ed una preoccupazione per il resto del mondo, che dovrebbe pensare di intervenire anche con la forza per ristabilire una vera democrazia al di là di quello che vogliono o non vogliono i cittadini di quel paese.

Domanda 1) Di quale paese parliamo?

a) della Germania di Angela Merkel
b) dell’Argentina di Cristina Fernández
c) del Venezuela di Hugo Chávez

Domanda 2) Come mai i giornali mainstream non fanno propri argomenti così ovvi e che hanno usato per anni a piene mani nei casi b) e c)? Non siete anche voi terrorizzati da questa donna onnipotente e avida di dominio che pretende di imporre col potere dei soldi la propria influenza anche sui paesi vicini?

PS Nonostante sia lontana dalle mie idee politiche ho sempre avuto simpatia e rispetto per Angela Merkel e ce ne fossero di leader di centro-destra come lei in un panorama continentale che ha espresso personaggi poco credibili come Sarkozy o Aznar anche fuori dall’Italia. Adesso potrà andare dal pregiudicato lombardo che la insultò con un’espressione sessista e volgare a dirgli: “altro che kulona inkiavabile, kulona invincibile (cit.)”.