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Il razzismo spiegato a Maria Chiara Carrozza

Cara Ministra Carrozza,

sono sicuro che abbia scritto con impeto e, mi permetta, con una buona dose d’ingenuità. Quella sugli «stranieri di seconda generazione», ammetterà, è una vera e propria gaffe. Sono semmai «stranieri da sette (o 77) generazioni» ma desumo che si riferisca agli studenti figli d’immigrati, nati in Italia o venuti qui molto piccoli, ovvero quelli per i quali lei (il suo partito, la sua collega Kyenge e il suo governo) dovrebbe battersi per il pieno riconoscimento della cittadinanza.

Questo dettaglio mi sembra però minore rispetto al suo impressionarsi per il fatto che gli «stranieri di seconda generazione» abbiano risultati pari agli italiani. Come dobbiamo interpretarlo? “Cielo come siamo caduti in basso”? Oppure, “incredibile, quei testoni di figli d’immigrati c’hanno già raggiunti”? In ogni caso si rivela nel suo tweet un pregiudizio che non sta bene in bocca ad una scienziata di valore. Sosterrebbe in un convegno scientifico che gli indiani hanno i numeri nel sangue e gli africani sono nati per ballare o che i genovesi sono tutti tirchi? Credo di no, e allora non si sorprenda dell’ovvio e non si lasci condizionare dalla propaganda razzista che da anni infesta i nostri  media e che di recente in Lombardia ha preteso di separare a scuola [1] i bambini “ariani” da quelli di “razze inferiori”. Quei giovani italiani figli di immigrati sono studiosi o svogliati, intelligenti o testoni esattamente come i loro colleghi figli di persone nate in Italia e come questi hanno diritto ad una scuola migliore.