Sarebbe interessante poter verificare con Alberto Romagnoli, il corrispondente RAI da Parigi (a spanne, 15.000 Euro al mese di stipendio) se è in grado di rintracciare la Colombia in una cartina muta, o se conosce il nome dell’innominato presidente di quel paese. E’ una curiosità che resterà senza risposta, ma l’intervista a Ingrid Betancourt da lui realizzata per il TG1 delle 20 di ieri sera, senza il benchè minimo riferimento politico alla Colombia, andrebbe mostrata nelle scuole di giornalismo come modello negativo.
Tu hai una donna politica reduce da un’esperienza di sei anni di prigionia nella selva, candidata al Premio Nobel e forse alla Presidenza della Repubblica del secondo più popoloso paese al mondo di lingua spagnola (dopo il Messico, prima della Spagna) e la fai parlare dei suoi capelli, della fede (farà contento Ratzi) e del prossimo divorzio (farà scontento Ratzi) e basta?
Null’altro, anzi, a ben guardare l’intervista è il nulla totale e ci è difficile pensare che i malcapitati spettatori del TG1 meritassero un servizio simile. Quei 90 secondi estrapolati da un tempo maggiore (immaginiamo 15 o 30 minuti) sono una scelta precisa (giornalisticamente legittima ma pessima) di Romagnoli, non di Betancourt.
Si capisce che a Ingrid starebbe a cuore parlare degli altri sequestrati, ma Romagnoli vi fa appena un cenno e passa oltre, meglio parlare di pettinature. E’ lui che sceglie di rappresentarla come un personaggio da gossip, puro glamour. Una scelta tipica della farandula dell’era Menem in Argentina, che Silvio Berlusconi ha importato anche nell’infotainement italiano. E che è perfettamente incarnato nel TG1 di Gianni Riotta, un servizio pubblico nel quale un panda nato in cattività in uno zoo ha più spazio della fame nel mondo. Così diviene più importante il riferimento ad un possibile divorzio di Ingrid che un qualsiasi riferimento al presidente Álvaro Uribe o a una sua personale candidatura.
Ingrid Betancourt viene intervistata spogliandola dello sfondo, del contesto, della storia, della vita politica, che volesse o meno raccontarla, che sia chiara o meno, che ci piaccia o no. E’ trasformata in intrattenimento puro, non informazione. E’ una donna della quale si parla, fa ascolti, chiamiamola, il resto è irrilevante. E’ bene che resti irrilevante.
Poteva intervistare Carla Bruni o Shakira, Romagnoli sulla Colombia, sarebbe stato uguale. Ciò forse perchè Romagnoli non ha idea del contesto (ma lo paghiamo profumatamente perché ne abbia), ma più probabilmente per la paternalistica convinzione che il contesto sia complicato, sconveniente e noioso per il pubblico. Ma è ancora informazione questa?