Vincenzo Scotti: il ritorno di Tarzan alla Farnesina

200px-Scotti Cosa non è stato nella vita Vincenzo Scotti (nella foto com’era quando fu eletto deputato per la prima volta, nel fatidico 1968) neo sottosegretario agli esteri di belle speranze? Classe 1933, e quindi 75 anni suonati (solo quattro più di Berlusca si dirà), manco a dirlo democristiano, è stato tra l’altro sindaco di Napoli, la Napoli del secondo sacco della città post-terremoto, quella di Antonio Gava, Giulio Di Donato, Francesco De Lorenzo, e del giovane Elio Vito (proprio lui).

Soprattutto però il compare Scotti è stato Ministro di tutto. Carlo Donat Cattin (e pure lui non scherzava) lo chiamava Tarzan per quella sua capacità di saltare da un ministero all’altro come se interni e lavoro, esteri e ambiente, richiedessero sempre le stesse competenze e lui le avesse tutte.

Vediamo di sintetizzare: con Andreotti è Sottosegretario al bilancio e programmazione economica, quindi Ministro del lavoro e della previdenza sociale, riconfermato con il I Governo Cossiga. Poi Cossiga lo manda alle politiche comunitarie dove resta anche con Forlani e sembra di parlare della preistoria. Poi viene Giovanni Spadolini e il nostro passa ai beni culturali e ambientali con Spadolini. Con Fanfani, ritorna Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Passa anche la puzzola aretina e viene Bettino Craxi. Come nella canzone di Giorgio Gaber, Scotti lo mettiamo alla protezione civile. Nel VI e VII Governo Andreotti fa addirittura il Ministro dell’interno sostituendo Antonio Gava. Sta crollando la prima repubblica ma lui fa ancora in tempo a fare un breve giro agli Esteri, nel Governo Amato. Peccato, con quel passo un governo guidato da Tarzan Scotti non ce lo levava nessuno.

Va fuori dal Parlamento per un po’, ma pur schizzato dal fango, si salva da tangentopoli. Per qualcuno è simbolo di un passato trapassato, ma lui non rinuncia e non passa. Ancora un paio d’anni fa si diceva alternativo ad entrambi i poli e prese poche migliaia di voti con un fantomatico Terzo polo. Poi a 75 anni suonati ottiene la grande rivincita. Torna ad essere il ras partenopeo di un altro postdemocristiano, Raffaele Lombardo e dell’appena meno fantomatico MPA. Gli va meglio che a Ciriaco de Mita, del quale è stato sempre avversario. Saranno i cinque anni di differenza ma De Mita prende la liana dell’UDC, si anchilosa e resta fuori. Di terzi poli e di essere alternativo sia a Berlusconi che a Prodi intanto il compare Scotti ha fatto presto a scordarsi. Lui salta di nuovo con l’agilità di Tarzan sul carro del vincitore: Silvio Berlusconi. Non solo torna in parlamento ma, incredibile ma vero, riesce a tornare al governo, come sottosegretario in quella Farnesina dov’era stato ministro nel 1992.

E forse (ed è tragico) la presenza di Vincenzo Scotti è perfino rassicurante alla Farnesina dove il titolare è Franco Frattini che fa collezione di cariche ma non di competenze (velo pietoso) e debutta come sottosegretario quella pazza scatenata di Stefania Craxi (Scotti e Craxi di nuovo nello stesso palazzo, cos’e’pazze!). A salvare la Farnesina restano lui, il redivivo Tarzan e Alfredo Mantica di AN, che almeno sa il mestiere ed è un tipo che studia prima di parlare. L’aggrapparsi a Scotti -o considerate Frattini e Stefania Craxi il nuovo?- fa capire quanto male stiamo e la tragedia di un paese dove i portaborse risultano sempre peggio dei loro predecessori.

A noi comuni mortali resta il diritto a non capire chi glielo fa fare, ad uno che è stato ministro di tutto, tornare in tarda età a fare il sottosegretario. Aveva proprio ragione il divo Giulio, "il potere logora chi non ce l’ha". Noi intanto non moriremo democristiani, ma solo perchè i democristiani sono degli highlander immortali e quindi moriremo prima noi. Ma, caro Ministro, non ha dei nipotini da portare in Floridiana?