Argentina: la chiesa cattolica (e Pio Laghi) complice dell’assassinio di due sacerdoti

Per la magistratura argentina la chiesa cattolica è stata complice nell’assassinio dei due sacerdoti Carlos de Dios Murias e Gabriel Longueville, avvenuta a La Rioja il 18 luglio 1976. Lo si legge nelle 417 pagine di motivazioni della sentenza che ha condannato gli autori materiali del crimine. I due sacerdoti furono sequestrati e subito dopo assassinati -si legge nei documenti del processo- per fare terra bruciata intorno al vescovo de La Rioja Enrique Angelelli, uno dei pochi delle gerarchie cattoliche argentine che con fermezza denunciava il genocidio perpetrato dalla dittatura civico-militare.

Lo stesso Angelelli fu assassinato 15 giorni dopo in un falso incidente mentre si apprestava a presentare le prove proprio dell’assassinio dei due sacerdoti e collaboratori. Nei documenti processuali si legge anche di un incontro tra il dittatore Videla, il nunzio apostolico Pio Laghi e il cardinale Raúl Primatesta in merito all’assassinio di Murias e Longueville e vi si trova l’ennesima conferma, come emerge da decine di testimonianze e documenti, che il nunzio apostolico vaticano, Pio Laghi, fu tra i principali ideologhi e consiglieri del dittatore nello sterminio di oltre 30.000 oppositori politici.

L’assassinio dei due sacerdoti non fu un fatto isolato ma, scrivono i giudici nella sentenza, parte di un piano per l’eliminazione di sacerdoti scomodi del quale le gerarchie cattoliche furono complici e per il quale continuano ad essere reticenti. Furono oltre cento in Argentina i sacerdoti cattolici membri del “movimento dei sacerdoti del terzo mondo” (che si riferiva al Concilio Vaticano II, alla Conferenza Eucaristica di Medellin e all’opzione preferenziale per i poveri) assassinati durante la dittatura.