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SEL vuole entrare in Senato oppure no? Vuole che il centro-sinistra governi o no?

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Mario Monti vuole «silenziare» SEL ma in qualche caso sembra che SEL voglia silenziarsi da sola mettendo a rischio per scarsa combattività la maggioranza del centro-sinistra. Nelle liste di SEL in Senato, nelle regioni dove il quorum è difficile, non vuole candidarsi nessuno, tantomeno chi ha vinto le primarie. Eppure è proprio lì che si decide la partita su chi governerà il paese. L’esempio di Mélenchon.

Facciamo che per il momento non faccio nomi e cognomi e luoghi, ma ogni elettore un po’ scafato può trovare in cinque minuti riferimenti che confermino le mie affermazioni.
Alle primarie dello scorso fine settimana, nel 40% delle regioni SEL ha presentato liste unitarie per Camera e Senato riservandosi il diritto di scegliere poi chi candidare alla camera alta. Tale scelta è stata fatta in particolare nelle regioni dove è più difficile raggiungere il quorum alto che la “legge porcata” con la quale ci tocca votare impone. Gli scrutini si sono spesso protratti troppo a lungo per regioni dove magari avevano votato in 3.000 e ad oggi molte decisioni sono state delegate a Roma, svilendo già così il voto dei militanti nelle primarie. Cosa sta succedendo?

Difficile dirlo visto che, nonostante le primarie, le decisioni verranno prese come sempre in segrete stanze che rendono inutile l’ammirevole passaggio del 29 e 30 dicembre. Del resto, anche alla Camera, in alcuni casi già pubblici quali quello della Toscana e del Lazio, il risultato delle primarie è stato allegramente ribaltato per imporre chi aveva perso o non aveva affatto corso e portare indietro chi aveva vinto. A ciò si aggiunge il (legittimo) gioco del listino che porterà ancora più indietro i migliori (per gli elettori). Ma quello che succede col Senato in alcune regioni è peggiore. La lettura di chi scrive è che molti dei meglio piazzati nelle primarie rifiutano di candidarsi al Senato per il più meschino dei motivi: preferiscono capitalizzare un’elezione sicura piuttosto che lottare voto a voto per fare il quorum. In molti casi preferiscono che al Senato vadano candidati di secondo piano, bocciati alle primarie, trasformando quella rappresentanza in una sorta di liste civetta che umilieranno gli elettori di SEL.

Eppure tutti sanno che se il centro-sinistra alla Camera ha la vittoria quasi in tasca, per poter governare il paese deve conquistare con le unghie e con i denti ogni voto al Senato schierando in quella camera -e se d’uopo sacrificando- le migliori forze regione per regione, voto per voto, seggio per seggio.

Sono passati appena pochi mesi da quando nelle parlamentari francesi Jean-Luc Mélenchon decise di sacrificare il proprio seggio parlamentare andando a sfidare la fascista Marine Le Pen nella circoscrizione 11 del Pas de Calais. Perse -rinunciando a un seggio sicuro- ma creò un caso politico permettendo al socialista Philippe Kernel di battere al ballottaggio la candidata del Front National che rimase a sua volta esclusa. A che gioco stanno giocando i candidati di SEL che rifiutano di lottare voto a voto per il Senato imboscandosi alla Camera? Dal loro opportunismo e carrierismo gli elettori di SEL -e tutto il centro-sinistra- hanno solo da perdere.