Kostas Vaxevanis e Bradley Manning sono prigionieri politici

Voglio ricordare oggi due persone che fanno onore al mondo dell’informazione, anche se uno dei due tecnicamente non fa il giornalista.

Il primo è il giornalista greco Kostas Vaxevanis che è stato arrestato ieri per aver cercato di diffondere la lista dei 2.059 cittadini greci che posseggono almeno 500 milioni di Euro in conti svizzeri e che sono quindi considerati con quasi certezza come minimo degli evasori fiscali in un paese dove la gente cerca da mangiare nella spazzatura.

La lista era stata fornita al governo greco dall’allora ministro delle finanze francese Christine Lagarde, oggi direttore dell’FMI ma ad Atene, invece di investigare, era stata fatta sparire.

Il giornalista greco che rischia una lunga pena detentiva per violazione della privacy sta pagando un prezzo altissimo per quella che è una battaglia di civiltà: raccontare ai cittadini quello che il potere ha preferito occultare. Ma Vaxevanis è un uomo fortunato perché già giovedì sarà processato per direttissima e potrà sapere che sorte l’attende.

Non è quello che succede a Bradley Manning, il soldato statunitense, oggi ventitrenne, che da ben 900 giorni è incarcerato in condizioni di detenzione paragonabili alla tortura, come hanno attestato 250 giuristi statunitensi in una petizione, e che è da quasi tre anni detenuto in attesa di giudizio. La colpa di Bradley è quella di essersi vantato di aver passato documenti a Wikileaks. All’origine del mancato processo vi sarebbe proprio l’impossibilità dell’accusa di provare la colpevolezza di Bradley che Wikileaks (probabilmente per proteggerlo, non ha mai riconosciuto come un proprio collaboratore). Manning rischia la pena di morte o in subordine l’ergastolo, ma nel frattempo meglio buttare via la chiave, o inventare uno scandalo come quello che ha costretto il fondatore di Wikileaks Julian Assange a chiedere asilo politico all’Ambasciata ecuadoriana a Londra.

Sono due casi diversissimi ma che hanno in comune lo stesso filo conduttore: chi tocca il potere, economico o politico, si fa male. Altro che libertà di stampa!