Bengasi: di nuovo fondamentalismo contro fondamentalismo

I fatti di Bengasi dimostrano una volta di più come i fondamentalismi religiosi siano una delle principali minacce alla pace nel mondo. Il fondamentalismo protestante e quello ebraico sono abilissimi nel tirare il sasso e nascondere la mano mentre quello islamico resta sempre col cerino in mano della sua dissennatezza criminale. Sono tre facce della stessa medaglia, quella del fondamentalismo religioso, che ha da tempo sostituito il nazionalismo come miccia per armare i popoli l’uno contro l’altro.

È particolarmente repellente come in Occidente la provocazione strumentale, il fanatismo religioso e l’odio razziale di un reverendo Jones o di un Calderoli vengano puntualmente giustificate sotto l’ombrello della libertà d’espressione. Causa disgusto per l’aperto razzismo di come Al Qaeda possa essere alleata tacita quando ammazza musulmani o combatte (con tutto il suo repertorio di orrori) regimi odiosi ma laici, da Gheddafi ad Assad, per ritornare un’idra mostruosa quando colpisce “i nostri”. Dovevano mettere un cappello sulle “primavere arabe” e l’hanno messo, nell’insipienza e nel pressapochismo. Come mai proprio Bengasi ci si rivolta contro, dicono attoniti? La marginalizzazione delle forze progressiste e la violenza fondamentalista è quanto l’Occidente stesso ha seminato nel lungo periodo in una regione, il Medio Oriente, l’importanza della quale va ben oltre la sicurezza d’Israele, l’isolamento dell’Iran o il petrolio.

Se fino a ieri spaventava e sdegnava la macchina militare statunitense oggi causa allarme l’horror vacui, vero o presunto, di questa, tanto da far pensare a quella del video blasfemo (quando si tratta di Islam i giornali mettono blasfemo tra virgolette) come una provocazione organizzata per mostrare la debolezza della politica estera di Obama nell’imminenza delle elezioni e far dimenticare i crimini del neoconservatorismo. L’ombra della rivincita di Bush dietro Romney?

Molteplici forze, dai fondamentalismi religiosi al complesso militare industriale a chi vuole distrarre il pianeta dalla dittatura della grande finanza ormai senza maschera, hanno interesse a far riprecipitare il pianeta nel caos dell’era Bush riportando la destra repubblicana di Mitt Romney al potere. Bengasi 2012 come Teheran 1980. Barack Obama come Jimmy Carter. Mitt Romney come Ronald Reagan. L’odio religioso, il razzismo antimusulmano, attizzando il fuoco del fanatismo di frammenti di questo, può nuovamente essere la chiave di volta.