Blogbabel si è stufata

blogbabel Spiegavo pochi giorni fa ad un’amica cos’è Blogbabel. Una maniera di registrare chi parla, come ne parla, a chi fa riferimento nel mondo dei siti personali e di quello che chiamiamo Giornalismo partecipativo in Italia. Attualmente il servizio di BB è autosospeso. Spero per poco, ma condivido i motivi della protesta dei gestori del sito e solidarizzo con loro.

Cosa fa Blogbabel: visita (con un robot) i feed rss di un numero enorme di siti e ne considera le connessioni, i link e li classifica. E’ quello che fa Technorati, ma in maniera più sofisticata, dietro la quale c’è un bel po’ di lavoro umano, che soprattutto elimina buona parte delle possibilità di barare, per esempio segando tutti i replicanti. Succede però che un tipo, tale Paul, per motivi non chiari, minacci (poi ritiri la mano, poi la rilanci, poi la ri-ritiri) di portare Blogbabel in tribunale.

Perché? Non ci vuole stare e vuole essere cancellato. Sostiene che Blogbabel sia un’iniziativa a scopo di lucro perché ha gli Adsense di Google. Beh, anche Giornalismo partecipativo ha gli Adsense (2-300 dollarini l’anno?) e forse a Blogbabel ne entra qualcuno in più ma dubito che si arricchiscano. Dice che lui ci mette i contenuti e Blogbabel ingrassa. Ma in realtà l’unica cosa che fa Blogbabel è rilevare non i suoi contenuti ma chi lo linka, e mandargli lettori, manco a dirlo gratuitamente.

A me sembra del tutto pretestuoso. I feed sono pubblici (i contenuti possono essere sottoposti a diversi tipi di licenza, copyright, creative commons…) ma qui è come se dicessi: tutti quelli che leggono questo sito dalla provincia di… Messina non si azzardino ad entrare altrimenti li denuncio.

La cosa è anzi così pretestuosa da far pensare ad altro, servizi come OKNotizie, di proprietà di Telecom Italia, oppure NetMonitor di Repubblica, o Wikio, o servizi analoghi di Google, sono servizi a tutti gli effetti commerciali che convogliano enormi quantità di contatti e visitatori e denari, ma non risulta ci siano iniziative analoghe per impedire loro di lavorare come succede con BB. Che ci sia voglia di silenziare proprio Blogbabel, un servizio amatoriale, ma che in questi anni è diventato un riferimento importante, per occuparne lo spazio (rilevante) e sostituirlo con un servizio commerciale identico o analogo?

Insomma qualcuno va dietro a questo Paul, gli dà ragione: in fondo che vi costa farlo contento… Blogbabel (e io sono d’accordo con BB) risponde che non è quello il punto, il punto è il diritto di rilevare ciò che è pubblico. Il tipo insiste, insiste, insiste, fino a che la corda si spezza e BB si autosospende.

Tutti questi giocattoli, che giocattoli non sono, e che messi tutti insieme cambiano la maniera di comunicare nel XXI secolo, si basano sul lavoro volontario di persone. Se ci trovano gusto bene, sennò, come oggi per Blogbabel, si chiude. Vale anche per questo sito. Siamo fragili perché siamo forti. Non dipendiamo dall’economia, dai soldi, dal dollaro o dall’euro che gira, dalla pubblicità, dagli sponsor, ma dalla passione e dalla necessità di dire cose. Siamo forti perché siamo liberi e non dipendiamo da Coca-Cola o Nestlé come i media mainstream e i servizi commerciali che se non guadagnano si chiudono dalla sera alla mattina. Siamo fragili perché basta che arrivi qualcuno (i vecchi amici sanno che anche qui è successo) che vuol distruggere e la nostra volontaria resistenza ha un limite. E distruggere è facile, è costruire che è difficile.